Messina. Nell’ambito delle iniziative per il giorno dell’Unità Nazionale e la Festa delle Forze Armate, che è stata celebrata a Messina con una cerimonia commemorativa in Piazza Unione Europea, il vicesindaco, Franco Mondello, ha consegnato, nel salone delle Bandiere, la piastrina ritrovata del soldato Vincenzo Contestabile al figlio Riccardo, presenti il fratello Francesco e i nipoti. Vincenzo Contestabile, reduce dalla campagna di Russia, rientrò in Italia nel 1947 dopo numerosi anni di prigionia, superati anche grazie alla sua professione di artigiano sarto, che gli consentì di confezionare abiti per i commilitoni; morì nel 2005 a Messina all’età di ottantanove anni. La piastrina di riconoscimento fu recuperata, nell’estate del 2009, dal dott. Antonio Respighi, alpino che, con una delegazione dell’A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) sez. di Milano e Abbiategrasso, effettuò un viaggio in Russia nelle zone dove operò l’Armata Italiana, allo scopo di visitare i luoghi di battaglia e rendere omaggio ai caduti nei posti, che furono teatro delle operazioni militari del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) e successivamente dell’ARMIR (Armata Italiana in Russia). Prima di raggiungere il campo di prigionia di Uciostoje, nella regione di Tambov (circa 330 km a sud-est di Mosca), a Miciurinsk, un russo, che deteneva alcuni cimeli della seconda guerra mondiale, gli consegnò diverse piastrine, tra cui quella di Contestabile, che, con un progetto promosso dal Gruppo Alpini di Abbiategrasso, sono state consegnate ai familiari. La forza complessiva dell’ARMIR, presente all’inizio dell’offensiva russa era di 220.000 uomini, e, secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore, mancavano all’appello 84.830 uomini. Oggi, dopo approfondite indagini presso Comuni e Distretti militari, da parte dell’Ufficio dell’Albo d’Oro — Sezione del Ministero della Difesa che funziona da anagrafe di tutti i militari — il numero degli italiani che non hanno fatto ritorno dal fronte russo è di circa 100.000. Secondo i dati più recenti, desunti dalla documentazione esistente negli archivi russi, da poco aperti ai ricercatori italiani, 25 mila sono morti combattendo o di stenti durante la ritirata e 70 mila sono stati fatti prigionieri.
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