L’Avv. Salvatore Mafrici, del Coordinamento dell’“Associazione Libera” di Reggio Calabria, e Componente dell’Ufficio Legale Nazionale di “Libera” guidata da Don Luigi Ciotti, profondo conoscitore dei fenomeni criminali e della loro diramazione sul territorio, ci fornisce le sue preziose considerazioni sui rischi connessi ad un poco lungimirante governo dei processi di costruzione di Reggio Città Metropolitana, nonché sugli “anticorpi” necessari.
“Libera”– che coordina oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole e realtà di base impegnate sul territorio per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità – è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia.
(E.C.)
Gli “anticorpi” necessari affinché Reggio Calabria Città Metropolitana non sia “La Chicago degli anni ’20”
di Salvatore Mafrici
La Regione Calabria, all’art. 1 della Legge Reg. n. 142/2006, “in attuazione dell’art. 46, comma 6, dello Statuto, considera Area Metropolitana il territorio comprendente il Comune capoluogo e gli altri Comuni della Provincia di Reggio Calabria rispetto ai quali, anche per ragioni di contiguità territoriale, esiste integrazione delle attività economiche, dei servizi essenziali, delle attività sociali e culturali, sia con il Comune capoluogo sia con l’Area Metropolitana di Messina”.
L’approccio a tale tematica non poteva che essere quello di mettere per iscritto la definizione stessa di Area Metropolitana di RC, in quanto ciò solo consente di addentrarsi nell’argomento, trattandone potenzialità e relative criticità, sempre tenendo in altissima considerazione il contesto socio-economico in cui tutto ciò dovrebbe innestarsi. Balza subito agli occhi di chi legge, come, allo stato, l’Area Metropolitana esista solo, e non “anche”, per ragioni di contiguità territoriale tra il Comune capoluogo e gli altri Comuni della Provincia di RC.
Sarebbe, infatti, inutile nascondersi che, ancora oggi, non esista tra questi vera integrazione delle attività economiche, dei servizi essenziali, delle attività sociali e culturali. Non esiste, né potrà mai esserlo, finché non verranno realizzati degli interventi infrastrutturali che permettano una contiguità territoriale non solo dal punto di vista geografico, ma di vera “prossimità” viaria e ferroviaria e, da ciò, una “prossimità” sociale, culturale ed economica.
Mi spiego meglio facendo un esempio pratico: un autotrasportatore che, da Melito Porto Salvo (RC), deve raggiungere il porto di Gioia Tauro, impiega circa due ore (minimo!) di viaggio, perché si imbatte prima in un tratto della Statale 106 Ionica, poi nella tangenziale di RC ed, infine, raggiunge il porto attraverso la tanto “reclamizzata” autostrada Salerno-RC. Queste sono le tre principali arterie stradali su cui l’Area Metropolitana di RC dovrebbe costruire quella “integrazione delle attività economiche, dei servizi essenziali, delle attività sociali e culturali, tra il Comune capoluogo e gli altri Comuni della Provincia”.
La prima (Statale 106 Ionica), conosciuta per i tanti incidenti mortali, che fanno di essa uno dei tratti stradali più a rischio di tutto il sistema viario nazionale. La seconda (tangenziale di RC), che conta, in un tratto di strada lungo soltanto pochi chilometri, innumerevoli entrate/uscite che rallentano il flusso degli autoveicoli di passaggio, creando continui ingorghi ed incidenti, magari poco gravi, ma troppo frequenti. La terza (autostrada Salerno-RC), ormai riconosciuta a livello internazionale per la sua incompiutezza, dovuta alla logica spartitoria tra le cosche locali che imperversano su quei territori, controllando ogni attività economica con le “buone” o, ancor più spesso, con le “cattive” maniere.
Non meglio va al “povero” pendolare che, da uno dei luoghi di provincia (magari anche sito vicino la rete ferroviaria), si deve spostare giornalmente, per lo svolgimento delle proprie attività lavorative, in un altro che sia più o meno vicino alla città capoluogo. Infatti, assolutamente inadeguata e non rispondente alle esigenze dei cittadini di un’Area Metropolitana appare, oggi, la rete ferroviaria e, soprattutto, l’organizzazione generale del sistema integrato di trasporto delle persone, che non tiene per niente in considerazione le caratteristiche geografiche – molto complesse – del territorio dell’Area stessa. Ecco, quindi, sviscerato uno degli “anticorpi” necessari perché l’Area Metropolitana di RC non diventi “la Chicago degli anni ‘20”.
Sarebbe imperdonabile non cogliere questa opportunità per far diminuire le distanze tra i luoghi e le persone che dovrebbero, in situazioni di “prossimità” tra loro, far vivere l’Area Metropolitana come vero spazio di scambio, di confronto, di vero contagio culturale tra chi proviene da territori e tradizioni diverse. Se, invero, tale opportunità non venisse colta per fare ciò, ma anzi venisse utilizzata da chi le distanze di cui sopra vorrebbe aumentarle, rendendole ulteriore fonte di ricchezze illecite e di speculazioni sui veri bisogni delle persone (e mi riferisco ai cc.dd. “poteri forti”, criminali e non), allora sì che l’Area Metropolitana di RC si rivelerà “la Chicago degli anni ’20”.
Le potenzialità di sviluppo per il territorio metropolitano di Reggio Calabria sono legate, soprattutto, alla posizione strategica al centro del Mediterraneo ed alla posizione di terminale naturale per i collegamenti con la Sicilia.
Per rendere effettiva la prima delle due potenzialità naturali, basterà valorizzare il già menzionato porto di Gioia Tauro, quale vera e propria “porta sul Mediterraneo” da cui far passare i principali traffici commerciali da e per l’Italia, costruendo, però, tutto un sistema capace di trarre ed attrarre, da questi scambi, risorse umane e materiali per l’Area, a partire dal territorio maggiormente interessato.
Gli “anticorpi”, cui serve dotarsi in tal caso, sono tutti quelli necessari per tenere “fuori dalla porta” la ’ndrangheta, la quale, invece, in questi anni, ha costruito proprio sul porto una serie di legami, anche transnazionali, attraverso i quali è riuscita ad incrementare di molto il ricavato dei propri traffici illeciti, in particolare con il traffico di armi e di sostanze stupefacenti.
Riguardo la seconda potenzialità suddetta, è forse quella per cui basterebbe fare poco per renderla ancor più reale di quello che già è, se solo si vuole porre attenzione a qualche dato: tra Villa, Reggio e Messina, ogni anno, transitano circa 20 milioni di viaggiatori; sono, inoltre, circa 12.000 i pendolari che, quotidianamente, si spostano tra Reggio e Messina e, se si considera anche Villa San Giovanni, si superano i 15.000 viaggiatori che, ogni giorno, attraversano lo Stretto. E’ certo, in ogni caso, che tutto ciò avrebbe ulteriori benefici con il potenziamento e l’estensione della c.d. “Metropolitana del Mare”, anche per fare in modo che i collegamenti non siano solo quelli già esistenti a Reggio e Villa; ma altrettanto certo è che non serva, per questo, la costruzione di un ponte che sa di “specchietto per le allodole” in funzione di un’idea di sviluppo propagandistica, fondata solo su opere megagalattiche, di dubbia fattibilità, che servono solo a stuzzicare gli appetiti di grandi progettisti e delle organizzazioni criminali pronte a fare incetta di appalti e subappalti.
In conclusione, occorrerà guidare tutto il processo istitutivo dell’Area Metropolitana, non solo dal punto di vista formale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sostanziale, avendo ben chiara l’identità da dare alla stessa, che dovrà, per forza di cose, essere un’identità di tipo “glocale”, volta alla valorizzazione di quanto già esiste sul territorio, in funzione di un’idea condivisa di sviluppo partecipato e sostenibile, che sappia estendere i propri confini ben oltre i localismi e gli individualismi troppo spesso frenanti, ma, al contempo, non vada alla rincorsa di elementi globalizzanti a prescindere.
Ciò per evitare di “fare violenza” nei confronti di un ordine naturale dei luoghi che, già di per sé, tende verso una reale “integrazione delle attività economiche, dei servizi essenziali, delle attività sociali e culturali”.
Questo, quindi, “l’anticorpo degli anticorpi” che dovrà caratterizzare tutto il percorso di “costruzione” dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria, affinché davvero non sia una nuova “Chicago degli anni ’20”.