Seminara (Reggio Calabria). Quando il sindaco, Antonio Bonamico, comincia a rispondere all’attacco offensivo della minoranza rivolto alla sua persona e all’intera amministrazione, il numeroso pubblico presente nell’aula consilare, ascolta in silenzio. Il primo cittadino, spiega con passione la scelta politica di candidarsi all’indomani dell’ultimo scioglimento del Consiglio. Per mafia. Era il 17 novembre del 2007. Un giorno nefasto per la città di Seminara. I riflettori dei mas media si accesero sugli arresti del sindaco, Antonio Marafioti, del suo vice, Mariano Battaglia e dell’assessore Adriano Gioffrè, nipote del presunto boss, ora defunto, Giuseppe Gioffrè (u ‘ndolu). Tutti condannati, in un processo che ha visto la costituzione di parte civile della terna prefettizia. Così come l’attuale amministrazione è parte civile in tutti i processi di mafia come quello ancora in corso denominato “Artemisia”. Lo scioglimento del consiglio dell’amministrazione Marafioti, comportò due anni di amministrazione prefettizia, fino a novembre 2009 quando furono indette nuove elezioni. Due lunghi anni che, nonostante gli sforzi dei tre commissari, avevano fatto cadere nel buio più profondo la cittadina ricca di storia, cultura e tradizioni. Si respirava un’aria di rassegnazione insieme ad una totale sfiducia verso le istituzioni che solo la secolare festa di devozione verso la Madonna dei Poveri, sapeva in qualche maniera attenuare. Indette nuove elezioni, ci furono due liste a contendersi la guida del Comune. La spunta Antonio Bonamico e la sua squadra. Gente pronta ad affrontare un nuovo cammino, nel segno della convivenza civile e della legalità. Troppe le ferite che dovevano essere rimarginate. Molti gli angoli da raddrizzare. C’era da ricostruire l’immagine positiva della città di Barlaam. C’era soprattutto la volontà di far tornare la fiducia tra la gente, farla riappropriare dell’identità smarrita.«Sono sempre vissuto a Seminara, la mia vita sociale e politica la svolgo in questo paese, nel mio paese, sottolinea Bonamico, perché è qui che ho deciso di vivere e impegnare la mia storia politica, sempre in prima linea, per contribuire ad una Seminara migliore». Lo sfogo di Bonamico è incentrato sulle accuse del capogruppo della minoranza, Domenico Buggè. Accuse che riguardavano un procedimento a carico del primo cittadino, divenute altresì oggetto di un’interrogazione parlamentare sollecitata dal cartello della minoranza. «Trovo inspiegabile, spiega il primo cittadino,che venga accusato di poca trasparenza relativamente alla gestione amministrativa degli anni dal 2007 al 2009, anni in cui non ero alla guida del Comune» E poi incalza rivolgendosi al consigliere Buggè, ancora assente dall’assise: «Ma in quel procedimento, si parlava solo della mia persona oppure erano state citate decine di persone note e meno note delle quali non abbiamo letto di alcun procedimento giudiziario a loro carico? Perché non ci dice anche i nomi degli altri imputati mai processati e assolti?». Il primo cittadino rammenta a chi ha la memoria corta che: «In occasione dei due precedenti scioglimenti del consiglio, i nomi delle cosche e il loro ruolo nella vita amministrativa, erano documentati nei decreti di scioglimento del consiglio comunale. Ebbene, prosegue Bonamico, da quello stesso centro destra locale, che aveva negato persino l’esistenza della mafia a Seminara e di ogni suo condizionamento sull’attività delle amministrazioni, aspettiamo ancora di conoscere il nome delle cosche che influenzerebbero la nostra attività amministrativa, così come aspettiamo di conoscere gli atti o le attività su cui l’amministrazione da me guidata da 16 mesi, sarebbe stata influenzata». «Sedici mesi, conclude accoratamente il sindaco Antonio Bonamico, condotti all’insegna della legalità e della trasparenza capaci di restituire ai cittadini l’orgoglio dell’identità e dell’appartenenza ad una città come Seminara, per secoli faro di civiltà».
Antonio Ligato