Reggio Calabria. Uno sfregio che porterà con sé per tutta la vita la donna seycellese cui ieri mattina è stato spruzzato in volto e in varie parti del corpo il micidiale acido, mentre percorreva una via della nostra città. La Chiesa di Reggio si fa interprete del dolore e dello sdegno dei fedeli e, si spera, dell’intera cittadinanza nel deprecare questo barbaro gesto, proprio nel giorno in cui alla donna, in segno di omaggio, si offrono mimose e si fa festa. Proprio ieri, in un convegno organizzato presso la Curia Vescovile sull’immigrazione, ci si domandava come venire incontro in modo più efficace, tempestivo e solidale a certe situazioni di disagio, talora drammatiche, cui spesso va incontro la donna immigrata. Nessuno però si attendeva che proprio la nostra città si macchiasse di un gesto così inqualificabile. C’è chi, e a ragione, ha chiamato Reggio un’isola felice per il senso di accoglienza e di comprensione (è poco parlare di tolleranza) e, si può aggiungere, di vicinanza e simpatia verso chi viene da lontano. La vittima stessa sembra essersi dolorosamente meravigliata per quanto le è accaduto. Fra le poche parole finora da lei pronunciate cogliamo queste: “Era una cosa che non mi aspettavo e mi dispiace che sia accaduto in questa città”. Proprio “ in questa città” di Reggio. Vogliamo ripetere come Chiesa e come città, queste sue parole; vogliamo assicurare la sorella delle Seycelles che il cuore della città batte all’unisono con il suo e che Reggio, evangelizzata dall’Apostolo delle genti, non si riconosce in questo crimine inaudito e si riconferma nel proposito di fare del popolo reggino e di quello immigrato un popolo solo, all’insegna di quei valori umani e cristiani che costituiscono il volto più autentico della sua millenaria tradizione.
Padre Bruno Mioli – Centro Diocesano Migrantes