Petilia Policastro (Crotone). I Carabinieri del Comando provinciale di Crotone sono impegnati dall’alba di oggi nell’esecuzione di cinque fermi nei confronti di altrettanti soggetti sospettati dell’assassinio di Valentino Vona, 25 anni, e del tentato omicidio del fratello Giuseppe, 26enne, in un agguato teso a Petilia Policastro il 21 aprile. La misura giudiziaria è stata disposta da Vincenzo Antonio Lombardo, Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e da Giuseppe Borrelli, Procuratore Aggiunto. Sono finiti in manette Luigi Lechiara, 46 anni; Giuseppe Pace, 35 anni; Giuseppe Scandale, 44 anni; Tommasino Ierardi, 35 anni e Salvatore Comberiati, 53 anni. Le accuse a carico delle cinque persone sono di omicidio, tentato omicidio e porto abusivo di armi con l’aggravante delle modalità mafiose. L’inchiesta condotta dai militari dell’Arma è stata avviata successivamente al delitto di Vincenzo Manfreda, ucciso a marzo Petilia Policastro e considerato il capo della locale potente cosca di ‘ndrangheta. Gli inquirenti, infatti, pensano che l’assassinio di Vona abbia rappresentato la ritorsione decisa in seguito all’omicidio di Manfredo. I magistrati hanno ritenuto di dover assumere con rapidità i provvedimenti di fermo attuati in queste ore al fine di evitare ulteriori omicidi che, a giudizio degli inquirenti, erano stati già decisi e avrebbero dovuto essere eseguiti a breve anche in luoghi pubblici, strade affollate e centri abitati, con conseguente rischio per l’incolumità di terzi. Delitti finalizzati al raggiungimento di nuovi equilibri fra le cosche operanti fra Mesoraca e Petilia Policastro. Valentino Vona, 25 anni, fu ucciso a ridosso di un deposito di legname che apparteneva allo zio. Era insieme al fratello, Giuseppe, che riuscì a sfuggire ai sicari. Domenico Vona, padre dei due fratelli Valentino e Giuseppe, fu assassinato all’età di 48 anni il 19 aprile del 1999. Nel corso dell’attività investigativa le attenzioni degli investigatori si appuntarono su Giuseppe e Salvatore Vona, nipoti della vittima. Il processo che ne derivò accertò la responsabilità del solo Giuseppe Vona. Tra i due erano in corso da tempo dissidi connessi ad alcuni terreni impiegati per il pascolo. Nel 1996 era stato Domenico Vona a ferire, con due fucilate, il nipote, Giuseppe. Vincenzo Manfreda, sorvegliato speciale di 47 anni, è stato, invece, ucciso il 24 marzo con tre colpi di fucile caricato a pallettoni. I killer lo freddarono in località Chianette. Lì si trovavano terreni di sua proprietà che aveva pensato di rendere produttivi realizzando un maneggio. Nel 1993 Manfreda aveva ingaggiato un conflitto a fuoco con alcuni poliziotti. Una sparatoria che gli valse una condanna nel processo che ne seguì. Nel 2010 lo stesso Manfreda, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione antidroga “Mala erba”. Sulla base di quanto ricostruito nel corso delle indagini, gli investigatori ritengono che l’agguato ai danni di Valentino e Giuseppe Vona sia stato ordinato per indirizzare verso idue i sospetti relativi all’assassinio di Manfreda. Un omicidio che, invece, secondo gli inquirenti sarebbe stato commesso per eliminare il capo della cosca e sostituirlo al vertice del clan.