Milano. Tra le persone tratte in arresto stamattina in Lombardia nell’ambito dell’operazione “Ulisse” figurano Ulisse Panetta, sospettato di essere a capo della “locale” di Giussano e presunti affiliati ai clan Corigliano e Cristello. Di particolare rilievo per l’esito investigativo odierno le rivelazioni di Michael Panajia che, dopo essere finito in manette, ha avviato una collaborazione con i magistrati. Le sue parole hanno contribuito a squarciare il velo attorno agli interessi economici e criminali dei clan attivi in Lombardia dal luglio di due anni fa, ideale spartiacque con l’operazione “Infinito, ad oggi. Sulla scorta di quanto riferito da Panajia, le famiglie della ‘ndrangheta di Giussano e Seregno gestiscono il traffico di armi e droga e sono particolarmente impegnate nel racket delle estorsioni di cui vittime sono stati parecchi imprenditori, vessati anche tramite l’attività di usura portata avanti dagli uomini delle cosche. I trentasette soggetti tratti arresto oggi dai Carabinieri sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi (bombe a mano, Kalashnikov, mitragliette Uzi, ) usura, tutti reati aggravati dalle finalità mafiose. Tra i tanti episodi accertati nel corso dell’inchiesta, gli inquirenti hanno fatto emergere che nel 2010 i clan chiesero 80 mila euro a Domenicantonio Fratea, imprenditore immbiliare e proprietario di un bar a Giussano. Una richiesta accompagnata da attentati e minacce ai suoi danni. Roberto Gioffrè, che gestisce una sala giochi, fu, invece, costretto, mediante avvertimenti intimidatori, a perdere i 70 mila euro di cui erano debitori dei soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta. Un imprenditore edile di Giussano, Stefano Sironi, fu obbligato a pagare tassi d’interesse abnormi sul denaro che gli era stato garantito dal clan.