Lo scalo di Reggio Calabria vive ormai da tempo un profonda crisi che interessa voli e passeggeri. La soglia di transiti programmati, pari a 500.000 utenze annue, non è mai stata una costante, anzi, è divenuta una barriera raggiunta in casi sporadici.
La recente notizia circa la soppressione di nuove tratte, nello specifico Bologna e Pisa, da parte della compagnia di bandiera avviene con l’ennesima motivazione, che le ferree regole di mercato configurano come lecita e dovuta, ossia la presenza di un numero di passeggeri sui voli interessati pari solo alla metà della disponibilità degli stessi. Una motivazione, questa, non nuova e già fornita nel recente passato da altre compagnie.
Reggio Calabria, è inutile nasconderlo, risulta allo stato anti-economico per le compagnie aeree vuoi per lo scarso numero di passeggeri, vuoi per i costi elevati delle tratte principali. Due questioni intrinsecamente connesse tra loro.
Lo scalo reggino è nato per servire le utenze di Reggio Calabria Città e Provincia, Messina Città e parte della sua Provincia. Un bacino di utenza, in cui, la naturale vocazione turistica, dovrebbe fungere da amplificatore al semplice bacino e che dovrebbe altresì incentivare prospettive di traffico annuo maggiormente elevate ed ambiziose di quelle odierne.
La realtà odierna, non solo rispetto al potenziale inespresso ma agli stessi intendimenti istitutivi, è però differente. Il “Tito Minniti” visto il deserto di vie di comunicazioni che lo porta ad un isolamento di fatto, può considerare, come unico vero bacino di utenza, la sola città di Reggio Calabria ed i comuni che direttamente insistono sulla cintura urbana. Il resto dell’utenza reggina ha difficoltà, oltre che costi aggravati, nel raggiungimento dello scalo.
Le condizioni dell’A3 sul versante tirrenico e la SS106 sul versante ionico – la prima quasi del tutto cantierizzata e la seconda, notoriamente conosciuta come una strada altamente pericolosa e congestionata – nonché un collegamento ferroviario del tutto inesistente rendono lo scalo anti economico.
Basti ad esempio pensare che uno spostamento verso l’aeroporto reggino, in auto, presuppone spese di carburante e/o un accompagnatore che deve percorrere la tratta, andata e ritorno, oppure un parcheggio a breve o lunga permanenza che allo stato non soddisfa il numero di richieste, senza contare il tempo di percorrenza che, calcolando un percorso medio per i cittadini della Provincia, è pari almeno ad un’ ora.
Un mix, tra spese di volo già di per sé elevate, costo per raggiungere lo scalo e tempo fatale e fuori da ogni razionale convenienza, che rende, paradossalmente, molto più accessibile l’ aeroporto di Lamezia Terme o lo spostamento per linea ferrata.
Il tutto, senza neanche ipotizzare convenienze e tempi per i cittadini di Messina e provincia che preferiscono per tempi, comodità e costi l’aeroporto di Catania dotato di collegamenti treno – bus continui.
L’obiettivo primario, per rilanciare lo scalo reggino, non può non essere quindi quello di portarlo fuori dalla condizione di isolamento, con il recupero del più ampio bacino di utenza, per renderlo competitivo sui tempi, suoi costi.
In tal senso, l’impegno delle istituzioni è fondamentale. Le idee e le risposte degli addetti al ramo, specie nell’ambito provinciale, sono state nel corso di questi mesi, parziali, riduttive e talvolta fuorvianti.
L’aeroporto di Reggio Calabria deve riconquistare ed essere in grado di servire il proprio originale bacino di utenza e non pensare, come dichiarato incautamente da taluni, ad un adattamento ai nuovi standard che di fatto lo destinerebbe, nel giro di pochi anni, ad una certa chiusura.
Tale prospettiva, si rende ancor più necessaria, in presenza della nascente Città Metropolitana, che implica che Reggio e la sua Provincia dovranno diventare ancor più un unico sistema integrato di servizi assumendo così le politiche dei Trasporti una funzione vitale e primaria che dovranno permettere e garantire la libera circolazione di persone e servizi.
Occorrono pertanto un impegno serio e concreto che diventa vitale per l’intero territorio reggino e non solo sulla SS106 nella speranza che ben presto l’area tirrenica potrà avvantaggiarsi di una infrastruttura, quale quella autostradale, completamente riammodernata e funzionale.
Oltre a ciò, bisogna pensare di dotare di un collegamento ferroviario l’aeroporto stesso (non sfugge a nessuno che dietro lo scalo insiste già una vecchia linea) che potrebbe al contempo assurgere come raccordo dei versati Jonico e Tirrenico collegando di fatto tutta la Provincia e non solo allo scalo aeroportuale con benefici immediati per sul numero d’utenza all’ aeroporto.
In più il collegamento, se ben funzionante e con un numero giusto di partenze e arrivi, potrebbe essere fruito dai numerosissimi pendolari tra Città e provincia e viceversa.
In tal senso, è nota la convenienza di collegamenti su linea ferrata in termini di tempo, costo e anche d’ impatto ambientale senza contare che, in un contesto di siffatta natura, lo scalo assumerebbe altresì un valore aggiunto per il comparto turistico provinciale e regionale. Perché, senza vie di comunicazione, siano esse di terra, di mare o aeree non si può pensare di fare turismo nei termini e nei modi che la modernità impone.
Importante, per riacquisire il bacino di utenza messinese, sarebbe la creazione di un collegamento diretto Messina – aeroporto attraverso la predisposizione di una banchina portuale che funga da mini stazione marittima per lo scalo.
Bisogna pertanto ragionare in termini di programmazione e sviluppo mirato, risolvendo le criticità presenti ed immaginando un percorso di crescita e sviluppo integrato dell’intero territorio, in quanto, considerata la situazione odierna, non possono bastare le pur lodevoli iniziative della SOGAS con l’ ENAC e l’ampliamento della stessa aerostazione che rischia di divenire un mero specchietto per le allodole.
Tutto sono soltanto parole e azioni che hanno come fine la risoluzione delle emergenze ma non danno un futuro. Utenti, lavoratori e visitatori ringrazieranno!
Marco Caruso
Responsabile Trasporti “Riformisti Italiani”