Reggio Calabria. Si celebrerà il 19 settembre prossimo dinanzi al Tribunale monocratico di Reggio Calabria il processo scaturito dalle indagini avviate dai Carabinieri a seguito del tentato omicidio perpetrato nei confronti di Rocco Musolino, noto imprenditore nel settore dei legnami, e che successivamente hanno condotto l’Arma e la Dia di Reggio Calabria a sequestrare beni per 150 milioni di euro a carico dello stesso Musolino, indicato dagli investigatori come il “re della montagna”. Al termine dell’udienza preliminare celebrata stamani sono stati rinviati a giudizio tutti e 4 i coindagati, mentre proprio la posizione di Musolino, da tempo gravemente malato, è stata stralciata e rinviata all’udienza preliminare del 27 novembre prossimo, previo accertamento delle sue condizioni di salute.
La mattina del 23 luglio 2008, alle ore 10.45 circa, Rocco Musolino e il suo autista giunsero presso la Casa di Cura “Caminiti” di Villa San Giovanni, entrambi raggiunti da colpi d’arma da fuoco. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, i due erano a bordo dell’autovettura Nissan Micra di proprietà Musolino, condotta dall’autista, e si stavano recando presso uno dei cantieri dell’impresa boschiva di Rocco Musolino, in località Salto della Vecchia, agro del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, nel Reggino, quando furono raggiunti da almeno due colpi di fucile.
Le indagini successive, approfondite anche dalla Dia, portarono nel marzo dello scorso anno a un maxi sequestro da 150 milioni di euro a carico di Rocco Musolino, al quale, insieme alla sua segretaria e ad altre tre persone, contestualmente fu notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. A Rocco Musolino (difeso dagli avvocati Carlo Morace e Antonio Managò e per delega Antonio Attinà) è stato contestato l’abusivo esercizio dell’attività finanziaria, in concorso con la sua segretaria particolare, Francesca Sinicropi (difesa dall’avvocato Antonio Managò e per delega Antonio Attinà) poiché avrebbero esercitato “nei confronti del pubblico attività finanziarie quali, in particolare, la concessione di prestiti e finanziamenti ad un ampio numero di soggetti con cui Rocco Musolino relazionava nell’ambito delle attività di imprese a lui riconducibili, ovvero in virtù della sua notoria capacità di concedere mutui e di svolgere attività di intermediazione creditizia”. Agli altri tre indagati, Saverio Pizzimenti, Giuseppe Frasca (questi due difesi dall’avvocato Marco Panella e per delega dall’avv. Catalano) e Rocco Stilo (difeso dall’avv. Carlo Morace), è stato contestato il reato di favoreggiamento personale, poiché avrebbero aiutato Rocco Musolino a eludere le investigazioni.
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