Reggio Calabria. “Il futuro di Reggio non può prescindere dalla presenza di una classe dirigente seria e responsabile, che restituisca speranza alla città… Il problema non era Tuccio ieri, così come oggi non lo è l’assessore ai Lavori pubblici, Pasquale Morisani. La verità è che l’amministrazione comunale ha bisogno di ritrovare la credibilità dell’agire amministrativo……..È solo su questi valori che si può costruire una nuova speranza, una nuova identità collettiva, in cui riconoscersi ed attorno a cui consolidare l’orgoglio di appartenenza”.
Così catechizzava il giovane moralizzatore Giuseppe Falcomatà allorquando sedeva negli scranni del civico consesso e con riferimento alle mie dimissioni connesse alla vicende giudiziarie che riguardavano la mamma della mia compagna, che ad oggi sono oggetto di istruzione dibattimentale peraltro caratterizzata da evidente carenza probatoria con riguardo alle contestazioni.
La vicenda Morisani è a tutti nota per essersi conclusa con la assoluzione del soggetto al quale era stata contestato avesse chiesto il consenso.
Alcuna censura era mai stata mossa in ordine alle condotte personali ed all’agire amministrativo posto in essere nel mio ruolo di Assessore all’Urbanistica, bensì il solo rapporto di “compagno di fatto”, maturato solo pochi mesi prima della nomina assessorile, fu sufficiente affinchè i moralizzatori di turno (sempre gli stessi, invero) non esitavano a chiedere le mie dimissioni, puntualmente rassegnate!
Oggi il candidato a Sindaco prende le distanze dai suoi familiari (essi sì!) – la sorella Valeria ed il cognato Demetrio Naccari Carlizzi – chiamati a rispondere, all’udienza del 25 novembre dinanzi al Tribunale penale di Reggio Calabria, di reati di falso e
concussione, funzionalmente connessi al ruolo di assessore regionale di quest’ultimo!
Allorquando io stesso denunciavo l’emergere insidioso della cultura del sospetto e della proprietà transitiva delle colpe, nei rapporti di parentela, la sinistra – la stessa che oggi supporta il candidato Falcomatà – poneva in rilevo l’importanza delle ragioni di opportunità gravanti sull’uomo politico, ancor prima e prescindendo da ogni valutazione penale dei suoi comportamenti, seppur essi riguardavano soggetti che non avevamo mai avuto alcun rapporto formale o sostanziale con il sottoscritto, per come è notorio e comunque documentalmente dimostrato nei giudizi.
Peraltro appartiene ad una cultura consolidata l’impiego di uno strabismo valutativo in certi settori della politica nazionale che hanno riguardato anche i livelli istituzionali. E’, infatti, ancora viva nella memoria dei cittadini la diversità di valutazioni che subirono alcune amministrazioni comunali (Melito docet!) anche in presenza di imponenti acquisizioni di atti amministrativi che non consentivano valutazioni incoerentemente adeguate. Che la nota relazione della commissione di accesso (autore materiale Prefetto Valenti) appartenga a più mani è evidente ma non altrettanto appariscente è la committenza di superiore livello che va ricercata nelle ombrose ed ambigue personalità che bazzicano influenti palazzi romani attraverso attività mai certificate e mai certificabili.
Ciò aggrava, peraltro verso, il mio convincimento che l’accusa nei miei confronti traeva origine da una sedimentazione di avversione ed odiosità proprie del dna della sinistra!
E allora oggi i cognati candidati dimostrino un sussulto di dignità e coerenza come lo ebbe il sottoscritto che non ha esitato un solo istante a rassegnare le proprie dimissioni: ritirino le proprie candidature in attesa di riavviare le proprie attività politiche a conclusione delle vicende giudiziarie. Proprio come ha fatto il sottoscritto!
E se proprio dignità e coerenza non appartengono al proprio essere… intervenga tempestivamente il Prefetto sospendendo le elezioni ed evitando che la città possa essere affossata da una nuova stagione commissariale atteso che la ipotesi di una nuova, imminente, richiesta di commissione di accesso non tarderà ad arrivare.
avv. Luigi Tuccio