Reggio Calabria. Nella mattinata odierna la Polizia di Stato ha messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta, attraverso l’aggressione ai patrimoni illeciti nella disponibilità di esponenti di grosso profilo della potente e pericolosa cosca Bellocco, operante nella piana di Gioia Tauro.
È stata, infatti, data esecuzione, a Reggio Calabria e nelle province di Bergamo, Brescia e Mantova, a 11 provvedimenti di sequestro beni emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Direzione Distrettuale della locale Procura della Repubblica – Sezione Misure di Prevenzione, scaturita da una complessa e corposa attività investigativa di natura patrimoniale effettuata dalla Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria.
L’attività in questione rappresenta la naturale evoluzione delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e coordinate dalla DDA reggina (c.d. Operazione “Blue Call”), a conclusione delle quali, nel novembre 2012, è stata emessa, dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare che ha coinvolto 23 soggetti ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi da fuoco, riciclaggio, rapine e intestazione fittizia di beni.
In particolare, l’attività investigativa aveva dimostrato la perdurante operatività della cosca “Bellocco”, sodalizio rosarnese inserito nell’organizzazione unitaria denominata ‘ndrangheta, e il radicamento della stessa non solo sul territorio calabrese, ma anche in Emilia Romagna e in Lombardia, con collegamenti anche fuori dal territorio nazionale, precisamente in Svizzera.
I provvedimenti ablatori hanno interessato diversi beni riconducibili, tra gli altri, a Michele Bellocco cl. ’50, presunto boss reggente dell’omonima cosca; Umberto Bellocco cl. ’83, presunto emergente rappresentante della consorteria mafiosa; Maria Angela Bellocco e Emanuela Bellocco, presunte “messaggere” delle disposizioni impartite dai membri detenuti della cosca; Vincenzo D’Agostino e Francesco D’Agostino, entrambi presunti esponenti di spicco del clan; Francesco Mercuri e Carlo Antonio Longo, presunti uomini di fiducia di Umberto Bellocco cl. ’83.
Le indagini patrimoniali hanno dimostrato che tali persone, in virtù della loro presunta appartenenza al clan mafioso, sarebbero riuscite, con il profitto derivante dalla gestione delle numerose attività illecite e avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che reinvestivano nell’acquisto di società, aziende, beni immobili e altro, intestati, al fine di eludere la normativa antimafia, ai propri familiari o a soggetti terzi.
Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative, ha disposto il sequestro dei seguenti beni:
- 1 villa di pregio e 2 terreni, ubicati a Rosarno;
- 1 villa di pregio e 1 terreno, ubicati Monzambano (MN);
- 1 appartamento e 1 immobile adibito ad autorimessa, ubicati ad Albano Sant’Alessandro (BG);
- 2 imprese e i relativi patrimoni aziendali: “Omnia Calcestruzzi”, con sede a Rosarno, attiva nel settore della produzione e lavorazione di materiale inerte, e “New Orchidea”, con sede a Cologne (BS), operante nel campo della ristorazione;
- 2 beni mobili registrati (autovettura e motoveicolo);
- svariati conti correnti e polizze assicurative.
Il valore del patrimonio sequestrato ammonta complessivamente a circa 4,5 milioni di euro.