Siamo stati abituati da sempre a considerare il commissario Montalbano non come un eroe da pellicola americana, ma come il frutto di una vecchia classe di “onesti ragionatori” che lasciano poco spazio all’azione se non prima pianificata. Come racconta in un aneddoto ne “La Forma dell’acqua” (“Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma del contenitore che gli viene dato”) la realtà è una transfigurazione materiale del contesto dove vive, molte volte cambiando la sostanza in base agli elementi che la compongono.
In questa ultima uscita dello scrittore siciliano, che giura alla stampa “Tranquilli, Montalbano non morirà mai”, Vigàta è scossa da numerosi rapimenti di giovani donne, che creano un climax ascendente in cui i primi sinistri non causano danni alle vittime, per poi invece entrare in un’aura più sinistra nel momento in cui il modus operandi criminale non trova i soliti connotati seriali, ma rischia di essere considerato come un’accozzaglia di espedienti non meglio organizzati tali da sembrare opera più di un “Pietro Pacciani letterario” che di un “Jack lo squartatore”. Niente di più falso, perché a giocare si è sempre in due e se un giocatore decide di modellare la realtà come meglio crede, al secondo giocatore non resta che pedinarlo e scovare una possibile traccia per potersi avvicinare alla verità. Vittoria del secondo giocatore sarà quella di non fermarsi alla verità più comoda, alla verità più a portata di mano che, anche se non “lago di confluenza dei fiumi”, è la più plausibile , ma di dare peso a quegli indizi fuori dal coro che stonano con l’insieme, ed il cui peso dipende dal destinatario e dalla sua propensione al ragionamento.
Montalbano ha la soluzione più semplice sul comodino, basterebbe una firma ed un invio delle carte presso il questore Bonetti Alderighi (il quale abbiamo imparato a capire che dentro ai reati contro le donne, soprattutto quelle belle, ci sguazza) per permettere al Commissario di darsi una pausa e magari raggiungere la sua Livia nella ligure Boccadasse.
Le voci della sua coscienza, comprese anche quelle del fido Fazio e dell’inossidabile Mimì Augello (che assumono via via un ruolo sempre più importante nelle soluzioni dei casi del commissariato) lo porteranno, sfidando stanchezza, dubbi e qualche acciacco (che sornionamente ed ironicamente il dottor Pasquano, medico legale, non perde sistematicamente l’occasione per ricondurli alla “demenza senile”) al raggiungimento della verità, nonostante fattori esterni e casualità abbiano cercato continuamente di allontanarlo da essa.
Il titolo di questo libro racconta molto di più di quanto sembra, l’aura di “scambi”, di “errori tecnici”, pervade la storia fin dagli albori, coi Carabinieri che traggono in arresto il commissario per un “qui pro quo” e invece i suoi nemici storici (in questo caso l’avvocato Guttadauro, portavoce della famiglia mafiosa Sinagra) danno un’importante spinta all’indagine non ovviamente per dedizione alla causa, ma per una convenienza biunivoca per la scoperta della verità.
E’ anche un viaggio interiore verso la gestione di Montalbano degli anni che passano, e se fra i primi capitoli si scorge una bellissima poesia di Attilio Bartolucci “Come pesa la neve su questi rami\Come pesano gli anni sulle spalle che ami.\L’inverno è la stagione più cara,\nelle sue luci mi sei venuta incontro\da un sonno pomeridiano, un’amara\ciocca di capelli sugli occhi.Gli anni della giovinezza sono anni lontani.“, verso la fine della storia è laconica ed introspettiva la frase: “viene pigliato da ‘na liggera botta di malinconia al pinsero che, ‘n autri tempi, di sicuro si sarebbi fatto ‘na gran natata. Ora non era cchiù cosa.”
Noi, suoi grandi tifosi, siamo sicuri che il commissario potrà, e senza dubbio ne uscirà un uomo migliore, convergere il peso degli anni che passano in una nuova energia mentale e fare dei suoi nuovi dubbi e delle sue nuove scoperte interiori un’arma ancora più affilata nella lotta alla Mala Sicilia.
William D’Alessandro
Andrea Camilleri
2015
Euro 14,00