Reggio Calabria. La presidenza della commissione Riforme di Palazzo Campanella potrebbe andare all’opposizione. Per l’esattezza al Nuovo centro destra. In pole position per la guida dell’organismo consiliare, che è stato resuscitato dal Parlamento calabrese all’avvio di questa nuova legislatura firmata Nicola Irto e Mario Oliverio dopo il taglio da spending review operato dall’ex presidente Francesco Talarico, pare ci sia Sinibaldo Esposito. Ma nel ragionamento pare sia entrato anche il nome di Pino Gentile. Per il momento, naturalmente, si tratta delle prime indiscrezioni. Tutto si deciderà prima del consiglio regionale di martedì prossimo, convocato dal presidente Nicola Irto per dare risposta alle tante interrogazioni e mozioni presentate dai consiglieri regionali e, soprattutto, per eleggere il presidente della Commissione riforme, il suo vice ed il segretario.
Se la quadratura del cerchio dovesse trovarsi sul nome avanzato dagli alfaniani in Calabria si rafforzerebbe l’asse politico fra il Partito democratico e il Nuovo centro destra che, a Roma, ha aperto le porte del sottogoverno a Tonino Gentile, Dorina Bianchi e Nico D’Ascola.
Durante la stessa riunione consiliare, poi, ci sarà il tempo per affrontare una cascata di interrogazioni e di mozioni presentate nelle scorse settimane dai consiglieri regionali. Ma non solo. L’aula di Palazzo Campanella sarà chiamata ad esaminare un disegno di legge della giunta regionale che mira a modificare due leggi già approvate in materia di bilancio e di assestamento dell’esercizio contabile. La proposta del governo regionale è stata approntata dopo che il Ministero dell’Economia ha segnalato l’interferenza delle scelte approvate con le due norme analizzate, finisce per interferire con la disciplina armonizzata dei bilanci pubblici e “crea confusione” sull’applicazione del decreto legislativo 118 del 2011 che stabilisce i principi contabili generali per le regioni e gli enti locali. In buona sostanza Mario Oliverio e la sua giunta avrebbero voluto fare ricorso all’indebitamento per la copertura della quota di cofinanziamento regionale dei Programmi per la Calabria 2014/2020, inerenti al Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Un artifizio contabile che non ha convinto Roma e ha costretto Catanzaro a fare due passi indietro, in attesa della scontata approvazione in consiglio regionale. La proposta che sarà portata in aula martedì prossimo, quindi, mira ad abrogare e sopprimere le norme contestate dal Mef, anche al fine di scongiurare l’impugnativa della norma da parte del Governo Renzi davanti alla Corte Costituzionale.
Giovanni Verduci