di Giovanni Verduci
Catanzaro. Era la politica a determinare le assunzioni dentro Calabria Verde. Soprattutto nella scelta dei consulenti i tecnici dovevano sottostare ai diktat degli amministratori regionali. Chi non era gradito ai governanti di turno non aveva alcuna possibilità di dimostrare le proprie capacità professionali, veniva scavalcato dagli amici degli amici. E la politica calabrese non ha badato a spese, non ha lesinato sulle casse regionali. Fra la possibilità di scegliere fra il personale interno e le consulenze esterne, spesso la seconda via era quella percorsa.
E’ questo un altro spaccato che emerge dall’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo di regione, e che ha portato in carcere, fra gli altri, Paolo Furgiuele: l’ex direttore generale di Calabria Verde.
Per il procuratore Nicola Gratteri e gli investigatori delle Fiamme Gialle questo assunto emergerebbe con chiarezza dalla vicenda dell’incarico affidato a Gennarino Magnone, il professionista cui Furgiuele avrebbe assegnato l’incarico di redigere i piani di gestione forestali nonostante non avesse i requisiti previsti dalla legge per portare a compimento questo lavoro.
Sono le dichiarazioni di alcuni dipendenti di Calabria Verde raccolti dai militari della Guardia di finanza di Catanzaro ad aprire uno spaccato più chiaro su questa vicenda. Incalzati dalle domande dei pubblici ministeri che hanno seguito le indagini, i dipendenti hanno offerte risposte illuminanti per gli investigatori.
“Domanda: Gennarino Magnone era in possesso delle necessarie qualifiche e/o abilitazioni per la redazione dei piani di gestione forestali? Risposta: No, in quanto per la redazione e la direzione tecnica dei piani di gestione, le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF) vigenti della Regione Calabria, nonché le linee guida emanate dal Dipartimento Regionale competente, prevedono la figura di dottore Agronomo o Forestale iscritto al relativo albo professionale. Domanda: L’agrotecnico Gennarino Magnone, che lei sappia, ha prodotto uno o più piani di gestione? Risposta: Che io sappia sì. Ha prodotto il piano di gestione di una proprietà appartenente al Comune di Catanzaro, credo in concessione a Calabria Verde. Che dall’ufficio competente, è stato giudicato negativamente. Nonostante il giudizio negativo, tale piano di gestione è stato approvato dall’Azienda nella persona del Direttore Generale, Paolo Furgiuele, ed inviato alla Regione Calabria competente in materia per la successiva approvazione. La Regione Calabria non ha approvato il piano di cui alla delibera, rigettandolo in quanto non stilato da soggetto abilitato, ovvero da Dottore Agronomo e/o Forestale”.
Nonostante tutto questo, Magnone avrebbe lavorato per Calabria Verde ed avrebbe anche disposto di un ufficio nella sede dell’ente in house della Regione. Tutto apparentemente senza una spiegazione. Siglando un contratto da 30 mila euro e guadagnandone 17 mila “con corrispondente ingiusto danno patrimoniale – scrive il gip catanzarese – a carico dell’Ente in house – quindi della Regione Calabria – che avrebbe potuto farvi fronte con risorse proprie (dunque a costo zero) e con personale qualificato in grado di porre in essere un Piano adeguato”.
Ecco uno stralcio dell’ordinanza: “Domanda: Come si spiega il conferimento d’incarico a Magnone Gennarino da parte dell’Azienda Calabria Verde? Risposta: Non me lo so spiegare. Quello che so per certo è che l’incarico affidato a Magnone può avere natura esclusivamente fiduciaria e quindi la nomina deve essere di pertinenza del Direttore Generale, che nel caso esposto era il Dott. Paolo Furgiuele. Mi spiego meglio, l’incarico del Magnone sarebbe dovuto essere affidato per mezzo di soggetti presenti in una short list, ad un tecnico abilitato, cosa che però non sembrerebbe essere avvenuta. Non solo, il Magnone, incaricato quale tecnico esterno, nei fatti svolgeva un lavoro avente le caratteristiche del lavoro subordinato. Infatti, era presente già di mattina negli uffici, aveva una postazione di lavoro fissa, ivi compresa la scrivania e il computer ed era posizionato nell’ufficio antistante del Direttore Generale Paolo Furgiuele … “.
E allora? Come è stato possibile tutto ciò? E’ qui che entra in gioco il rapporto amicale e, soprattutto, la politica. Quella politica che Furgiuele si teneva stretta, organizzando incontri culinari presso la casa di Amantea, la stessa che, sempre secondo l’accusa, sarebbe stata ristrutturata grazie al lavoro di una squadra di manutentori in forza alla sede di Catanzaro-Siano di Calabria Verde. “Lo stesso Allevato – si legge nelle carte dell’inchiesta – mi ha riferito, nel corso di una telefonata, che effettivamente Magnone era in stretti rapporti amicali oltre che professionali con Furgiuele, tanto che anche lui stesso già aveva avuto modo di conoscere molto bene. Credo che tale conoscenza fosse dovuta a una comune militanza politica, cioè sia Allevato che Magnone erano vicini all’On.le Morelli (il quale non risulta indagato nell’inchiesta ndr). Lo stesso Furgiuele, ricordo, mi disse in presenza di altri dipendenti di Calabria Verde, di cui ora non ricordo i nomi, presente lo stesso Magnone, che quest’ultimo era il referente politico dell’On.le D’Acri (il quale non risulta indagato nell’inchiesta ndr), consigliere Regionale dell’area cosentina con delega all’agricoltura. Più volte, infatti, mi è capitato di incontrare Magnone presso il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria. Preciso, che Magnone non aveva alcun rapporto lavorativo con la Regione Calabria, per quanto io ne sappia e comunque, sicuramente, non era un dipendente … lui era da noi in Calabria Verde ogni giorno come ho già riferito nella precedente escussione. Magnone era una sorta di consulente di fiducia di Furgiuele sebbene del tutto esterno”.
Niente short list, quindi, le consulenze a Calabria Verde le avrebbe decise direttamente l’ex direttore generale Paolo Furgiuele che, alle richieste dei dirigenti della controllata regionale sulle nomine dei progettisti, avrebbe risposto “espressamente che si trattava di nomi non graditi alla politica”.