di Giovanni Verduci
Reggio Calabria. A Reggio Calabria non tutto è perduto. Ci sono funzionari pubblici, ancora pochi per la verità, che si oppongono allo strapotere dei boss e dei loro camerlenghi laici in giacca e cravatta, che provano a fare argine alle cosche criminali. Professionisti che, con fatica, tentano di opporre una ferma resistenza alla rete di invisibili in grado di fare affari con i boss e a loro consentiva di lucrare ingenti guadagni. Insospettabili che, dentro una sorta di camera di compensazione, stanno gomito a gomito con pericolosi criminali o con i loro colonnelli senza stellette. Dentro un luogo metafisico in cui lo Stato e l’antistato stanno a stretto contatto, si confondono, si mescolano sino a far sparire ogni differenza. E’ questo uno degli spaccati della vita sociale, politica ed amministrativa di Reggio Calabria e della sua provincia che emerge dalle parole di Stefano Musolino e Giuseppe Lombardo, sostituti procuratori della Repubblica di Reggio Calabria in forza alla Dda reggina, registrate dagli stenografi della Commissione parlamentare antimafia la scorsa settimana. Un racconto supportato dalle dichiarazioni di diversi pentiti, calabresi e siciliani, che stanno consentendo all’ufficio di Procura di Reggio Calabria di fare luce sugli interessi delle organizzazioni criminale e su quella rete di invisibili che la protegge e la fa crescere. All’ombra di compassi e grembiulini la ‘ndrangheta è cresciuta a dismisura, blindando i suoi vertici “politici” dal rischio delle soffiate dei collaboratori di giustizia. Dentro la camera di compensazione, infatti, vi possono accedere solo i livelli altissimi della ‘ndrangheta reggina.
“Gallace Vincenzo, Ruga Andrea, Guardavalle e Monasterace – ha detto il pm Giuseppe Lombardo – ci hanno fatto capire che la ’ndrangheta che conta davvero (ecco l’intraneità a quel sistema criminale) sta lì, dentro un ambito massonico, è lì che si interfacciano una serie di soggetti e lì non si è più nemici dello Stato (lo dice in questi termini, cerco di riportarvi fedelmente le sue parole), ma lì lo Stato deve essere necessariamente amico, perché altrimenti il sistema criminale si inceppa e non si arriva a perseguire gli obiettivi prefissati”. Perché la ‘ndrangheta cerca sempre di entrare nei gangli della vita politica ed economica di Reggio Calabria, della sua provincia e della penisola. “Lo fa – ha detto il pm Stefano Musolino – con le modalità che le sono tipiche, che non sono l’esercizio dell’intimidazione aggressiva tipica della mafia siciliana, ma con quella che abbiamo definito nei nostri provvedimenti e ribadito nei provvedimenti dei giudici che ce l’hanno accolta, come una sorta di intimidazione dolce, in cui la ’ndrangheta viene riconosciuta come parte integrante del sistema di potere dominante con il quale scendere a patti per poter portare avanti una serie di situazioni”. Lo fa esercitando pressioni sulla pubblica amministrazione, comprandosi funzionari infedeli e tenendo sotto pressione quelli che provano a ribellarsi. “Va detto anche – dice ancora il pm Musolino ai membri della commissione di Palazzo San Macuto – che per fortuna abbiamo trovato all’interno della pubblica amministrazione non soltanto una serie piuttosto numerosa di pubblici amministratori infedeli, ma anche qualche pubblico amministratore che si è preso la briga di provare a mettere dei paletti a questo strapotere dominante in particolare di Paolo Romeo che, come vi ha già detto il procuratore, è stato capace di costruire una rete relazionale che, a partire dal Parlamento italiano, è giunta fino al comune di Reggio Calabria e ai funzionari del comune di Reggio Calabria con un controllo anche attraverso la gestione di queste relazioni e di una serie di relazioni legate ai controlli di varie società anche a partecipazione pubblica che operano sul territorio, attraverso una serie di assunzioni, circostanza che trova il suo gemello anche nell’operazione Mammasantissima, ed è in grado di condizionare significativamente le competizioni elettorali”.
in foto il Cedir di Reggio Calabria, sede degli uffici comunali e che ospita anche il Tribunale