Fin dalla sua introduzione avvenuta nel 1997, l’IRAP (“Imposta Regionale sulle Attività Produttive”) è sempre stata una questione annosa al centro di molte polemiche, sia per l’ambigua definizione di attività produttiva (“attività autonomamente organizzata”) sia per la non deducibilità dei costi del personale che va a danneggiare le aziende con un consistente capitale umano. Per fortuna le norme fiscali prevedono, sul fronte del lavoro, numerose deduzioni che rendono l’imposta più equa.
Il calcolo dell’IRAP
La base imponibile IRAP viene calcolata sul valore della produzione, ovvero sulla differenza tra i ricavi e i costi risultanti dall’attività caratteristica dell’impresa, ad esclusione dei costi per il personale e della componente finanziaria dei canoni di leasing. Il pagamento dell’IRAP grava su tutte le imprese (individuali, società di persone e di capitali, enti pubblici e privati, amministrazioni pubbliche) e sui lavoratori autonomi. Dal 2016 i produttori agricoli non sono più soggetti passivi. Presupposto per il pagamento dell’imposta regionale sulle attività produttive è che l’attività svolta sia continua e autonoma. L’IRAP viene calcolata extracontabilmente sui componenti di reddito iscritti nel Conto economico civilistico; per quanto riguarda il suo pagamento, entro il 16 giugno occorre versare il saldo dell’anno precedente e un acconto per l’anno in corso (40%), mentre il 30 novembre si corrisponde il secondo acconto, equivalente al 60% dell’imposta. L’aliquota attuale dell’imposta regionale sulle attività produttive è pari al 3,90%. Il gettito IRAP è utilizzato principalmente per finanziare le spese sanitarie regionali.
Irap e liberi professionisti
Vi è molta confusione in merito all’applicazione dell’IRAP ai liberi professionisti, sia da un punto di vista legislativo che giurisdizionale. Mentre la legge si sofferma sull’abitualità e sull’autonomia dell’attività esercitata volta alla “produzione e allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi”, la giurisprudenza non è stata molto coerente nel corso degli anni con le varie sentenze. Quest’ambiguità può dar vita a scenari contraddittori. Da un lato, può capitare che il mancato pagamento dell’IRAP dia luogo a sanzioni, dall’altro che un professionista che abbia sempre pagato l’imposta abbia diritto al rimborso. Secondo una recente sentenza della Cassazione, i lavoratori autonomi devono pagare l’IRAP se si avvalgono di dipendenti che accrescono l’attività, che svolgono mansioni simili alle loro e che sono in numero maggiore di uno. Questa sentenza è in controtendenza rispetto alle precedenti che prevedevano il pagamento dell’IRAP anche in assenza di dipendenti purché in presenza di un’organizzazione autonoma. L’ultima sentenza della Cassazione pone l’accento sul tipo di attività svolta dal dipendente: in pratica, per essere esente dall’IRAP, il libero professionista deve avvalersi di dipendenti che svolgono attività generiche, non assimilabili a quelle del titolare.
Deduzione del 10% per i soggetti senza dipendenti
Le imprese e i professionisti che non dispongono di lavoratori dipendenti e che non possono dedurre i costi del lavoro hanno diritto ad un credito d’imposta del 10% sull’imposta regionale lorda. Secondo la Legge di Stabilità 2015 e l’approfondimento del portale Mestiere Impresa, si evince che è previsto un credito d’imposta ai fini Irap per i soggetti senza dipendenti: è pari al 10% e sono esclusi da questa deduzione gli enti commerciali e la Pubblica Amministrazione. La suddetta agevolazione, deve essere utilizzata esclusivamente in compensazione tramite il modello F24 con decorrenza dall’anno in cui viene presentata la dichiarazione. Nell’apposita sezione “Regioni” del modello F24 va indicato il codice tributo 3883 istituito dall’Agenzia delle Entrate.
Per le imprese, la contropartita contabile del credito d’imposta è una sopravvenienza attiva. Il beneficio spetta anche qualora vengano impiegati lavoratori a progetto e in caso di contratti di collaborazione coordinata e continuativa e di lavoro accessorio.