Reggio Calabria. Il Partito Repubblicano di Reggio Calabria ha guardato con attenzione alle nomine dei presidenti delle fondazioni per le tre minoranze linguistiche, attuate dalla Regione. Questo atto dovuto e formale deve evolversi in un contributo di sostanziale per la valorizzazione del diritto alla lingua di molti nostri concittadini, troppo bistrattati nel recente passato nella Bovesia reggina come negli occitani cosentini o nel distretto arbëreshe. Una lingua è viva se è usata ed usabile e, per esserlo, essa necessità delle parole, parole nuove per un mondo nuovo. Il gruppo di lavoro sulla Cultura, del PRI di Reggio Calabria si chiede quale sia il presente, ancor prima del futuro, della lingua Greca di Calabria. I ritardi dell’applicazione delle normative regionali, l’abisso creatosi sino all’approvazione della legge nazionale ed ancor prima lo scempio che l’italianizzazione forzata del primo dopoguerra e la scientifica azione di barbarie culturale attuata dal fascismo nei confronti dei grecofoni del reggino, ha annichilito prima e fermato poi l’evolversi della lingua in questa antica e nobile comunità dell’Ammendolea.
Come chiameranno il “computer” i nostri grecofoni? Ed “internet” o lo “smartphone”? La tecnologia fa passi da gigante e la lingua con lei e ciò lascia indietro i Greci come Occitani ed Albanesi di Calabria. Quale presente lessicale per le nostre minoranze linguistiche? Si adotteranno vocaboli neogreci? Rischiando di impoverirsi nella contaminazione? Oppure si opterà per un approccio agglutinante alla tedesca, cioè formare parole nuove aggregando termini già noti? C’è la terza via, elaborare nuove parole nel rispetto dell’evoluzione storica della variante linguistica locale, rispettando dorismi e grammatica. Questa la grande sfida che le fondazioni come l’Istituto regionale per la Comunità Greca di Calabria con sede a Bova Marina. Il Partito Repubblicano sprona e monitora. Al lavoro, il greco calabro è lingua viva.
PRI Reggio Calabria