Martino (Pd) su beni confiscati

Reggio Calabria. Dall’analisi del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso è emerso che la ‘ndrangheta allarga sempre di più i propri interessi illegali, infiltrandosi nella politica, pilotando gli appalti, riciclando enormi somme di denaro. Traendo da tutto ciò un nuovo potere che si traduce, inevitabilmente, in forza di condizionamento politico, in strumento di pressione violenta e psicologica ed assumendo i caratteri di “grande organizzazione criminale e contemporaneamente quelli di forza eversiva dell’ordine democratico del nostro Paese”. Stante alla realtà denunciata dalla Direzione nazionale antimafia, ci si aspetterebbe da parte delle istituzioni e dei rappresentanti politici il massimo e trasparente impegno su tale fronte, soprattutto in una realtà territoriale come la nostra che storicamente deve fare i conti con la presenza di potenti e strutturate organizzazioni criminali. Invece, succede che nella nostra terra un’indagine, che vede coinvolta un’intera classe dirigente sui ritardi scandalosi con cui gli immobili confiscati alle organizzazioni mafiosi vengono trasferiti per il loro utilizzo ad enti o ad associazioni a scopi sociali, passi in silenzio. Demetrio Martino

E soprattutto nella distrazione di tutta una classe politica che non si è preoccupata di aprire un confronto sul perché sia ancora una volta mancato l’ultimo tassello di una strategia che nelle intenzioni dovrebbe essere quella di “colpire la ‘ndrangheta nei suoi beni, levarglieli e trasformarli in opere pubbliche a risarcimento delle popolazioni depredate dai mafiosi”. E’ dunque insufficiente “l’impegno” dimostrato dal sindaco Scopelliti che solo negli ultimi tempi ha consentito l’utilizzo di alcuni immobili confiscati alla criminalità organizzata, uno dei quali sarà adibito a museo della mafia. Comunque si tratta di ben poca cosa rispetto a quello che è stato definito il “triangolo delle Bermuda” che tra Reggio e la sua provincia inghiottisce beni confiscati facendoli sparire nel nulla. Per tentare di fare almeno parziale luce su tale inquietante realtà, a cominciare dalla città di Reggio Calabria, su quanti e quali siano i beni confiscati alla ‘ndrangheta nella disponibilità del nostro Comune e quali di questi siano già stati destinati a scopi sociali, lo scorso primo ottobre ho presentato al sindaco un’interpellanza a risposta scritta ai sensi del vigente regolamento comunale, senza però ottenere, ancor oggi (dunque a distanza di ben cinque mesi), alcuna risposta. [ad#ad-1]

E’ questa la considerazione che Scopelliti ha della città e dei suoi rappresentanti, chiaro esempio di come viene intesa la trasparenza amministrativa all’interno dell’ente comunale. Spero che questa nota di sollecito rispetto ai doveri cui il sindaco è tenuto per legge abbia più efficacia della mia interpellanza e finalmente il sindaco, fornendo i dati richiesti, chiarisca alla città gli aspetti di una vicenda che proiettando elementi di chiaro-scuro ingenera forti perplessità nei cittadini onesti.

Demetrio Martino
consigliere comunale del Pd

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