Saline Joniche. Sulla riqualificazione ed il rilancio di Saline Joniche prendiamo atto del ripensamento della giunta Loiero che, dopo aver sbandierato ai quattro venti la necessità di valorizzare l’area per la sua vocazione turistica, in data 1° aprile ha comunicato di avere firmato un protocollo d’intesa con Api Energia per la realizzazione di insediamenti nel settore del fotovoltaico. Tuttavia se la Regione Calabria ha intenzione di realizzare, come dice, un polo tecnologico dell’energia a Saline Joniche è il momento di aprire un serio tavolo di confronto con gli enti locali dell’area del basso jonio in generale, con il comune di Reggio Calabria, presto città Metropolitana, con le organizzazioni sociali, politiche, imprenditoriali e culturali, alla luce del sole (questo sì) per evitare che l’annuncio fatto si trasformi nel più riuscito “pesce d’aprile” di Loiero ai calabresi.
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Il tavolo di confronto è più che necessario specie in considerazione del dibattito portato avanti con pregiudizi e preconcetti nei confronti della proposta di realizzazione di un insediamento nel settore dell’energia come quello presentato dalla SEI Spa. Avevamo proposto – durante la canea (nel senso etimologico del termine) estiva dello scorso anno scatenata in maniera pregiudiziale da diversi settori della politica regionale e locale – di procedere ad una reale ed approfondita disamina, senza veti e pregiudizi ideologici, dell’insediamento proposto dalla società svizzera per la realizzazione di una centrale a carbone pulito. Valutazione che avrebbe dovuto comportare, oltre alla fattibilità ed all’adeguatezza in materia ambientale dell’opera, uno stimolo per le Università, per le associazioni del lavoro e della produzione per la creazione di un complesso polo realmente tecnologico che, attraverso la centrale a carbone, portasse alla realizzazione di un Parco scientifico tecnologico sul modello francese “Sophia Antipolis” esistente in Costa Azzurra, oltre alla valorizzazione ed alla riqualificazione del porto di Saline da inserire in un contesto ampio – calabrese e siciliano – dell’Area Metropolitana dello Stretto. Ad oggi nulla di tutto ciò. Anzi, qualcosa è stato fatto o meglio annunciato. Un protocollo di intesa con Api energia per la produzione di materiale utile al fotovoltaico. Insomma, un “policchio” di investimenti pubblici, altro che polo energetico. Il rischio di una nuova beffa calabrese è palese “anche alla luce delle numerosissime inchieste aperte nel passato anche recente giusto sul versante dell’incremento della produzione energetica e delle fonti alternative da tenere assolutamente presente” come dichiarato dallo stesso Loiero sul versante sicurezza e legalità. Insomma, dopo il “Rischio Calabria” degli anni ‘80, un’altra beffa sta per essere consumata ai danni dei calabresi.
La vicenda di Saline dimostra che la Calabria ha bisogno di una nuova classe dirigente che non può immaginare di tutelare il degrado ed il sottosviluppo come sta avvenendo su ogni cosa con l’attuale maggioranza regionale (dal Ponte, alla Sanità, all’assenza di una seria politica energetica). È il momento che in Calabria – al di là di alternanze tra coalizioni politiche che hanno proceduto in piena negativa continuità – si lavori per la realizzazione di un progetto politico-culturale di rottura rispetto al recente passato. Su questo terreno i Socialisti autonomisti calabresi sono intenzionati a cimentarsi ed a mettere a disposizione della Calabria le loro risorse ed energie umane. Non è possibile passare attraverso accordi solo con l’attuale amministrazione di Montebello, giunta al capolinea di fine mandato non più rinnovabile, che aveva cavalcato l’onda pregiudiziale avverso il progetto svizzero in nome di insediamenti turistici “fantasma”, mentre, sotto traccia, si lavorava per la realizzazione di un “policchio” per la produzione di materiale del settore fotovoltaico. È necessario coinvolgere tutti gli enti locali perché Saline possa diventare area di svolta per il futuro della nostra terra.
Avv. Gianpaolo Catanzariti
Segretario Provinciale Rc “I Socialisti”