Sanità. Sacconi lancia l’ultimatum alla Calabria

Sulla gestione dei bilanci regionali alla voce sanità l’Italia si spacca in due. C’è un Nord virtuoso e un Sud che annovera casi, come la Calabria, “in cui i conti non tornano”. A sottolinearlo è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, ospite oggi a Milano di un convegno su federalismo fiscale e costi standard, organizzato da Federsanità-Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Lombardia. “Siamo un Paese spaccato in due, ha detto Sacconi, in cui convivono realtà contrapposte”. Le differenze, ha aggiunto, spiccano anche guardando il modo di amministrare i conti. “Sul fronte della contabilità esistono due Italie.[ad#ad-1]“In una parte – ironizza il ministro – si usa ancora la tradizione orale per ricostruire i conti. E ci sono casi, come la Calabria in cui ricorrentemente non tornano”. Situazioni in cui i “si riscontrano differenze fra la contabilità formale e quella sostanziale”. Al Centro-Nord invece esistono “amministrazioni virtuose, di diverso segno politico”. E a questo proposito Sacconi racconta un aneddoto: “Già nel 1972 in Veneto si decise di chiudere un ospedale da 300 posti letto. Mentre solo oggi, a distanza di oltre 30 anni, il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero dice di essersi reso conto che è ora di chiudere gli ospedali da 20 posti letto, e la definisce un’impresa dura”. Secondo il ministro, “è una situazione che non regge. Gli ospedali da 20 posti letto sono un pericolo pubblico e non si può chiedere alla popolazione virtuosa di sostenere una spesa dannosa. Qualcuno – conclude – dice che esagero a porre l’ospedale al centro della politica del ministero. Ma io sono convinto che la vera svolta sarà porre fine a un’ospedalizzazione eccessiva e generalista. Di lì si deve passare”. Le Regioni in rosso hanno tempo fino all’estate per rimettersi in carreggiata e dimostrare di aver avviato percorsi virtuosi in sanità. Altrimenti scatteranno le sanzioni. Parola di Maurizio Sacconi.

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