Ma sì, chiudiamole, queste benedette Facoltà. Una parte, oggi credo non consistente, dell’Università italiana è preoccupata di quando (ad ottobre?) spariranno le Facoltà. Un’eventualità a mio avviso tutt’altro che inquietante, ma una buona anzi un’ottima notizia per quelli come me che l’attendono dal 1980, da quel DPR 382, tuttora in vigore, ma né attuato né abrogato, semplicemente congelato per la resistenza delle potenti lobby universitarie, presenti tanto a destra quanto a sinistra, che non hanno consentito che il sistema di governo universitario – allora la parola Governance neanche esisteva – si potesse fondare su due pilastri: ricerca e didattica, cioè Dipartimenti e Corsi di laurea. E se qualcuno lo ricorderà al Ministro si potrebbe anche cassare questo tema dal disegno di legge in gestazione, perché la 382 è ancora Legge dello Stato.
Ci si dirà che il contesto è cambiato, e che i Corsi di laurea non possono chissà perché essere autonomi e debbono comunque trovare da qualche parte un mantello protettivo. Se è così, ma bisognerà dimostrarlo, centomila volte meglio incardinare i Corsi di laurea presso i Dipartimenti sciogliendo, finalmente, le Facoltà come sono, lasciando le cose come stanno. Finalmente? Si, finalmente. Tranne chi le ha governate e le governa, e non vuole smettere di governarle (penso al documento gattopardesco della Conferenza dei Presidi di Architettura, dimentichi persino che le Facoltà da loro “governate” sono da anni ed anni articolate in Corsi di laurea: non li nominano nemmeno mentre potrebbero “fare cassa” attraverso la diversificazione dell’offerta), chi potrà mai rimpiangere il luogo del compromesso al ribasso, delle prevaricazioni delle aree potenti nei confronti di chi porta innovazione quando si mettono in discussione potentati accademico-professionali? Le Facoltà sono state, sono e saranno questo, lo hanno scritto nel loro DNA: Ministro, ci dia una mano a dare una spallata ad un antistorico sistema di potere, fonte di sprechi, di conservazione e di immobilismo! E di sopraffazione.
Certo, aumenterà anche il potere dei Rettori, potranno essere eletti anche professori al di fuori dell’organico del singolo ateneo, ma questo è il portato della concezione del rapporto fra politica e democrazia che ormai ci sovrasta (e della concezione del salvatore della patria, dell’uomo della provvidenza, del superuomo, …), da risolversi in altra sede.
Per difendersi c’è sempre l’autonomia universitaria, o vogliamo chiudere anche questo capitolo?
Che poi i Dipartimenti, come si afferma in difesa delle Facoltà, non si siano mai occupati di didattica mi meraviglia sentirlo dire. Per quasi sette anni ho diretto un Dipartimento dove di didattica se ne è fatta e se ne fa e tanta, e di qualità: Dottorati di ricerca, Master universitari di primo e di secondo livelli, Alta formazione universitaria, Workshop…
E c’è in giro anche qualche collega che istiga alla ribellione studentesca. Prima di evocare la piazza (da ex studente dico che gli studenti lo sanno bene e da soli cosa fare), come leggo sulle lettere ad Augias su “la Repubblica”, per favore, informiamoci.
Prof. Enrico Costa
presidente Corso di Laurea in Urbanistica
Università Mediterranea di Reggio Calabria