“Se c’è stato qualcuno che ha violato il principio di leale collaborazione, fino a questo momento, è stato il governo, che nega alla Calabria quello che dà ad altre regioni. L’impugnazione della legge regionale sulla copertura del disavanzo sanitario per il 2008 davanti alla Corte Costituzionale ne è la conferma”. Il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero respinge al mittente le accuse del governo Berlusconi. “Sulla pelle della Calabria – avverte – qualcuno intende giocare una partita politica, violando norme e prassi costituzionali. Non possono far pagare ai calabresi il disavanzo prodotto negli anni del centrodestra sul quale il governo di centrodestra (in carica sia nel momento in cui il debito è stato creato, che oggi), ha chiuso gli occhi. Devono assumersene le responsabilità. E’ chiaro che ci difenderemo in ogni sede e poi vedremo chi ha agito lealmente e chi non lo ha fatto”. Loiero, insomma, non le manda a dire: “Un governo – afferma – neanche sotto elezioni può operare con tanto accanimento, per coprire i disastri provocati dal centrodestra e impedire che i calabresi abbiano al più presto una sanità normale”. “Perché non vi siano dubbi”, Loiero, in una lunga nota diffusa dal portavoce, ricostruisce i vari passaggi del contenzioso con il governo. Una volta presa contezza della gravità dei conti della sanità, con delibera 9 novembre 2007 n. 695, l’allora Assessore Doris Lo Moro otteneva dalla Giunta regionale il mandato di avviare il confronto col Governo nazionale, su un’ipotesi di piano di rientro dal deficit storico, quantificato dagli uffici amministrativi in circa 850 milioni, a quella data. Con lettera d’intenti del marzo 2008 (assessore Vincenzo Spaziante), il ministro dell’Economia e finanze, il ministro della Salute e il Presidente della Giunta regionale della Calabria concordavano perciò di fare precedere il piano di rientro al previo accertamento dei disavanzi, con la collaborazione di un advisor, designato dal ministero dell’Economia e finanze. Successivamente, però, con ordinanza del 4 agosto 2008, il Presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi stabiliva che “al fine di consentire la più sollecita adozione delle misure necessarie per il superamento dell’emergenza socio-economico-sanitaria nella regione Calabria, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 dicembre 2007, con particolare riguardo all’accertamento dei disavanzi finanziari relativi al periodo 2001-2007 e alla definizione dei correlati piani di rientro e delle connesse azioni comunicative, il Commissario delegato è autorizzato ad acquisire le necessarie professionalità attraverso la stipula di contratti di collaborazione coordinata continuativa, nel complessivo limite di spesa di euro 300 mila per l’anno 2008, con oneri a carico delle risorse di cui all’art. 4 dell’ordinanza di protezione civile n. 3635 del 21 dicembre 2007”. In altri termini, il Presidente Berlusconi sanciva che i disavanzi finanziari relativi al periodo 2001-2007 dovevano costituire oggetto di uno o più piani di rientro e che il loro accertamento e la definizione dei “correlati piani di rientro” dovessero essere eseguiti dal Commissario delegato per l’emergenza (sempre Spaziante, oggi Vice del Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso). L’accertamento dei disavanzi 2001-07, effettuato dal Commissario, chiudeva con un importo superiore ai 2 miliardi di euro, ritenuto sovrastimato, sia dalla Regione che dall’advisor nominato dallo stesso Governo. L’advisor specificava, inoltre, che 80% del debito era riferito al periodo 2001-05, nel quale veniva altresì riscontrata una palese abdicazione della Giunta in carica dalla sua funzione di controllo sui bilanci: sono appena undici i bilanci di esercizio approvati tra il 2001 ed il 2004, quando le Asl erano ancora undici e le Aziende ospedaliere quattro. Ciò nonostante, pur in presenza di un simile dato, che da solo bastava a dare conto dell’incuria che, fino ad allora, aveva contrassegnato i conti delle Aziende, l’erogazione dei finanziamenti integrativi da parte dello Stato, imperante il centro-destra, continuava incessante e copioso, per svariate centinaia di milioni di euro, per tutto il 2002, il 2003 e il 2004. “Ora – si chiede Loiero – in questo omesso controllo da parte delle autorità statali preposte, non è forse individuabile una grave voce di danno erariale, che il Governo avrebbe avuto l’obbligo di segnalare alle Autorità competenti?” Veniamo comunque all’oggetto del contendere: la legge del 30 aprile ultimo scorso. Bisogna premettere che, con ordinanza del 18 febbraio 2009, il Presidente Berlusconi, mentre dava atto “del completamento delle attività relative all’accertamento dei disavanzi finanziari pregressi”, nulla diceva in ordine alla redazione dei piani di rientro, che pure nell’ordinanza di agosto venivano posti in diretta correlazione rispetto all’accertamento dei disavanzi. Inoltre, le continue richieste di incontro nei confronti del Ministro competente venivano sistematicamente eluse. Sicché, non potendo la Regione continuare ad essere “cucinata a fuoco lento”, la Giunta proponeva al Consiglio, che l’approvava con importante modifiche e puntualizzazioni, un’apposita legge che investiva la stessa Giunta del delicato compito “di definire, proporre, stipulare, attuare, monitorare e rimodulare con lo Stato l’accordo per il rientro dai disavanzi del servizio sanitario”. “Questa è la lesa maestà di cui ci si accusa”, dice ancora Loiero.
Nella legge, infatti, si riproduceva il contenuto dell’ordinanza dell’agosto 2008 del Presidente del Consiglio, mai revocata sul punto, e cioè che i disavanzi del 2007 costituiscono oggetto del piano di rientro. La legge, per altro, era necessaria, perché, senza un’autorizzazione in tal senso, la Giunta non avrebbe mai potuto disporre della leva fiscale, oppure chiudere o riconvertire strutture sanitarie, istituite o riconosciute con legge. Pertanto la giunta ha già deliberato di affidarsi per questo all’Agenzia nazionale per la sanità. “Per concludere – afferma Loiero – voglio infine rammentare a tutti il contesto in cui la legge nasceva. Appena il giorno prima, 29 aprile 2009, la regione era stata diffidata dal Presidente del Consiglio a ripianare il disavanzo di gestione 2008, quantificato nella stratosferica cifra 322 milioni di euro”. Quella somma era stata reiteratamente contestata, anche dal vce presidente Cersosimo, perché veniva aggiunta caricando su quell’anno gli importi delle passività 2001-07, accertate dal Commissario delegato, che, in base all’ordinanza del 4 agosto 2008, avrebbero dovuto confluire “nei correlati piani di rientro” e che, comunque, non potevano essere considerati “disavanzo annuale di gestione”. “Questi i fatti, scevri da ogni parzialità – sostiene Loiero – che i corregionali ne traggano gli opportuni giudizi”.
Ufficio stampa Regione Calabria