A seguito della decisione adottata dall’As 9 di ridurre le postazioni mediche nel territorio della Locride, grande è la preoccupazione tra le popolazioni dei comuni interessati. L’ennesimo atto di spoliazione dei servizi sanitari non può che determinare situazioni limite nei comuni costieri e soprattutto dell’entroterra sempre più, questi ultimi, a rischio isolamento e spopolamento. La soppressione delle postazioni di assistenza sanitaria assume infatti, una valenza estremamente negativa e per nulla rassicurante sul progressivo impoverimento delle fasce sociali medio basse, che rischia di divenire drammatico a causa dei recenti provvedimenti in materia di politica sanitaria. I tagli alla spesa sociale, la reintroduzione dei ticket sanitari, gli inasprimenti fiscali previsti dalla manovra di bilancio produrranno effetti devastanti se non verranno adottati i necessari correttivi per non far gravare eccessivamente sulla comunità calabrese lo stato di vera e propria emergenza del settore sanitario. Di ciò sono consapevoli gli amministratori dei comuni della fascia jonica la cui posizione, pienamente condivisibile, non poteva che indurre ad attivare, in via immediata, le necessarie reazioni istituzionali nei confronti del governo regionale. Si invoca l’assunzione di soluzioni condivise, ai fini dell’applicazione di una metodologia di intervento nel comparto sanitario che consenta di definire concretamente un percorso istituzionale risolutivo, che tenga conto degli interessi primari delle Comunità stanziate sul territorio. Emblematiche in tal senso le situazioni del comune di Locri e di Marina di Gioiosa Jonica.Come è possibile tener chiuso per oltre due anni l’Ufficio Sanitario di Locri per disposizione dell’As 9 e non provvedere alla sua riapertura, in considerazione della con testualità di ulteriori provvedimenti, che riducono ad una condizione vergognosa l’assistenza sanitaria locale? E come spiegare ai Locresi lo sfilacciamento istituzionale, la mancanza di raccordo con gli organi direttivi sanitari, il cui atteggiamento elusivo non consente di operare in senso costruttivo, dal momento che la stessa amministrazione comunale ha messo a disposizione i locali per ospitare l’ufficio? Il sindaco di Marina di Gioiosa Jonica dal canto suo ha dichiarato di “essere rimasto scioccato dal provvedimento” e come poteva non esserlo dal momento che il comune che amministra, essendo ad alta vocazione turistica, verrà privato di un presidio indispensabile, che in concomitanza con la stagione estiva, non potrà erogare i servizi di prima assistenza ad una popolazione che risulterà quintuplicata dato l’alto numero di turisti. Ciò che sconcerta è la metodologia attuata dall’ esecutivo regionale, le cui iniziative rivolte alle Asp rientrano “in un piano di riorganizzazione del servizio delle postazioni di continuità assistenziale allo scopo di ridurre i costi del servizio sanitario regionale e quindi per cercare di contenere la spesa entro i parametri restrittivi imposti dalla Regione Calabria”. Quanto contraddittoria è questa politica regionale che da una parte promuove ed incentiva la legge sull’accoglienza agli stranieri, offrendo a questi l’opportunità di alloggi ubicati nelle aree interne dei piccoli paesi come Riace, Caulonia, Stignano, dall’altra toglie proprio a questi paesi servizi primari di prima assistenza e quindi la garanzia sanitaria. La tutela dell’Uomo non si misura con la calcolatrice e il pallottoliere ma con la ragione di ciò di cui l’Uomo ha bisogno e l’assistenza sanitaria è un bisogno primario dell’individuo.Porre al centro un nuovo Umanesimo significa porre in essere la più grande rivoluzione sociale che dopo i fallimenti del Capitalismo e del Collettivismo richiama l’esigenza di una nuova e moderna socialità che garantisca le fasce, sempre più deboli della nostra Terra.Non è certo applicando con rigore formale ed eccessivo zelo i criteri relativi al rapporto medico – abitanti che si garantisce una seria ed efficiente riorganizzazione del servizio sanitario primario. A fondamento di qualsiasi riforma va posta l’esigenza prioritaria di dover comunque, in ogni caso, garantire i livelli essenziali di assistenza sanitaria ad ogni comunità stanziata sul territorio calabrese. Nella fattispecie invece, si giunge paradossalmente, a rasentare il compimento di veri e propri atti lesivi del diritto alla salute.
On. Giovanni Nucera Consigliere Regionale della Calabria