L’Italia torna al voto in questo penultimo fine settimana di giugno: 47,5 milioni gli italiani chiamati ad esprimere il proprio voto per il referendum sulla legge elettorale. A questi si sommeranno i 3 milioni di italiani aventi diritto che risiedono all’estero. Oltre tredici milioni (13,7 per l’esattezza) invece quelli invece che esprimeranno la propria preferenza per il secondo turno delle amministrative. Chiamati a scegliere i presidenti di 22 province e i sindaci di 99 comuni, 15 dei quali capoluoghi di provincia.
Le modalità del voto. I seggi resteranno aperti dalle 8 alle 22 di oggi e dalle 7 alle 15 di domani. Immediatamente dopo inizieranno le operazioni di scrutinio. Ovviamente per il referendum lo scoglio da superare, prima ancora del responso vero e proprio, sarà quello del quorum. Soglia necessaria perché la consultazione sia ritenuta valida è il 50% più uno degli aventi diritto.
Il referendum. I votanti sono chiamati ad esprimersi sulla norma 270 del 2005, quindi l’attuale legge elettorale. Quest’ultima è basata su un sistema proporzionale corretto con premio di maggioranza attribuito alla coalizione. La stessa, per intenderci, che consente a uno stesso candidato di correre in più circoscrizioni. E questi sono i due aspetti che il referendum vorrebbe cancellare. Quindi chi è a favore dell’abrogazione di questa parte di legge dovrà apporre una croce sul “Sì”. Al contrario, chi volesse mantenere invariata la legge dovrà tracciare un segno sul “No”. Nello specifico poi, va detto che sono tre le schede per il quesito referendario. Una viola, una beige ed una verde. La prima e la seconda riguardano sostanzialmente la stessa materia e sono la prima per la Camera e la seconda per il Senato. Ma andiamo per ordine. Quello che si propone di abrogare, in entrambi i casi, è la possibilità di collegamento tra liste con l’attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione più votata. Quindi se dovesse passare il “Sì”, il premio di maggioranza andrebbe alla singola lista, e non più alla coalizione di liste, che ottiene più voti. Questo porterebbe allo stesso tempo un ulteriore effetto. Si andrebbero infatti ad innalzare le soglie di sbarramento. Ciò vuol dire che per ottenere rappresentanza in Parlamento, le liste dovrebbero raggiungere il 4% alla Camera e l’8% al Senato. Per quanto riguarda invece la scheda verde, il quesito riguarda le candidature e propone l’abrogazione della possibilità che una stessa persona possa candidarsi in più collegi contemporaneamente.