‘Ndrangheta. Operazione “Dauhphin-Oversize”: 20 arresti nel lecchese

Crotone. È scattata all’alba di oggi l’operazione “Dauhphin-Oversize”, condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Milano e dalle squadre mobili delle Questure di Lecco e di Milano, che hanno eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Lecco. Nel mirino degli investigatori un’organizzazione mafiosa ritenuta vicina alla famiglia Coco-Trovato e alle ‘ndrine operanti a Isola Capo Rizzuto (Crotone). Delle venti ordinanze, 14 sono state recapitate in carcere a componenti dell’organizzazione che, secondo quanto riferito dalla polizia, sarebbero «già detenuti e condannati in primo grado». Altre sei misure restrittive sono state notificate ad altrettanti appartenenti al medesimo gruppo, già indagati ma che attualmente erano in stato di libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, e che sono stati arrestati. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al compimenti di reati quali estorsioni, aggressioni, spaccio di droga. L’operazione di oggi è conseguente alla sentenza di condanna pronunciata, il 19 marzo scorso, con la quale i giudici di Lecco avevano inflitto pene per un totale complessivo di 384 anni di carcere nei confronti di 37 imputati di associazione per delinquere di stampo mafioso ed altri reati (rapina, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, anche da guerra, e materiale esplodente, furto d’auto, incendio). Gli imputati erano stati arrestati il 12 dicembre del 2006, ma grazie alla scadenza dei termini di custodia cautelare, erano stati rimessi in libertà. Il Tribunale di Lecco, con l’emissione delle attuali misure restrittive, ha accolto l’istanza del pm Galileo Proietto, della Dda di Milano, che aveva chiesto il ripristino della misura cautelare in carcere nei confronti di quanti erano stati giudicati colpevoli di associazione per delinquere, ma non della specifica fattispecie prevista dall’art. 416 bis del codice penale, ossia il vincolo mafioso dell’associazione. Il provvedimento del Tribunale, dunque, dà ragione alla tesi degli inquirenti sulla matrice mafiosa delle attività criminali condotte sia in Lombardia che in Calabria. Il gruppo operava nel lecchese, dove aveva la sua base operativa, e in altre località della Lombardia. Calabresi di origine, i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono ritenuti vinici alla famiglia Coco-Trovato e alle ‘ndrine di Isola Capo Rizzuto.

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