Reggio Calabria. Una sana politica che si adopera per il Bene Comune deve potersi sintonizzare con il sapere scientifico soprattutto su questioni che riguardano la salute collettiva. Volendo portare su un piano strettamente scientifico la tematica al centro dell’attenzione del Consiglio Comunale, in questi giorni, con il fine di consentire all’opinione pubblica di informarsi correttamente fugando qualsiasi sospetto di mistificazione della verità, la Società scientifica di cure palliative (SICP) Calabria precisa quanto segue:
Gli Hospice in Italia e nel mondo sono nati a partire dagli anni ’60 per offrire una risposta integrata, sanitaria e sociale, al bisogno dell’uomo moderno di dare significato alla propria esistenza quando si incontra con la malattia grave; quando oltre ai bisogni curativi si affiancano quelli psicologici, sociali,relazionali e spirituali a cui dare una risposta adeguata. Restituire dignità al malato inguaribile qualunque sia la malattia che lo ha reso tale e migliorare la qualità di vita anche quando non si può più restituire la salute, sono gli obbiettivi primari delle cure palliative. In Hospice o a domicilio questo innovativo sistema assistenziale, giuridicamente e legislativamente riconosciuto come Livello Essenziale di Assistenza, offre in forma continuativa e multidisciplinare, un supporto specialistico a tutti i malati affetti da patologie cronico evolutive irreversibili, non solo oncologiche. Per il soddisfacimento dei bisogni sociali del malato inguaribile,tutta la comunità locale deve avvertire il dovere di offrire un contributo concreto, con la consapevolezza che tali ammalati non sono “una sfortunata parte di cittadini” come qualcuno li ha definiti in questi giorni; sono uomini e donne, giovani ed anziani con la loro vicenda umana e sanitaria, che hanno diritto non solo ad essere curati ma anche ascoltati, resi partecipi ed accompagnati con competenza ed umanità nel difficile, dignitoso ma naturale percorso di vita. Essi ci precedono ma nel vivere l’esperienza dolorosa di malattia ricordano a noi, apparentemente sani, che non siamo esonerati dal viverla dopo di loro. In Italia, dal 1999 ad oggi, si sono realizzati più di 200 Hospice molti dei quali con il sostegno delle Istituzioni locali, della Realtà produttiva privata sotto la veste giuridica della fondazione. Le Fondazioni non si sostituiscono all’Istituzione sanitaria pubblica ma la integrano per rendere più ampio e variegato l’intervento assistenziale e per contribuire all’ambizioso ma raggiungibile obbiettivo di ” risocializzare” la malattia e la morte. Promuovere lo sviluppo delle cure palliative non è un opera meritoria e caritatevole; è certamente una scelta che ricerca la qualità nei servizi sanitari offerti ai malati inguaribili; è volontà di stare al passo con la realtà nazionale che da un decennio ha avviato un processo di sviluppo inarrestabile degli Hospice, limitando progressivamente il numero degli ospedali dove il ricovero dei malati cronici senza acuzie e giudicato improprio; è capacità di riconoscimento ed adattamento della risposta sanitaria alla domanda di cura ed assistenza che proviene dal territorio; è segno di civiltà e di profondo rispetto dell’uomo.
Per tutto ciò l’Amministrazione Comunale espressione della volontà della comunità locale, comunità che già più volte ed in diversi modi ha espresso il suo interesse e sostegno ad un progetto di tale ampia valenza ha fatto propria questa istanza offrendo il proprio sostegno per la nascita della Fondazione” Via delle Stelle”. Ciò che più rammarica è il constatare che nonostante i tre anni di piena operatività dell’Hospice e dei servizi di rete, lo sviluppo delle cure palliative è ancora condizionato e svilito anche per colpa di chi pur avendo la necessaria formazione tecnica non sa o non vuole discernere ciò che è necessario per l’intera collettività da ciò che è marginale, ciò che va tutelato da ciò che è effimero ed inutile. L’Hospice e le cure palliative sono oggi una risorsa imprescindibile che non sottraggono risorse anzi le economizzano e che ricompongono la frattura tra l’arido tecnicismo e il bisogno comunicativo dell’uomo sofferente. Il Bene Comune si riconosce in essi.
Per Il Consiglio Regionale SICP
D.ssa Paola Serranò