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Home Rubriche Urbanistica

Il porto di Reggio Calabria. Cuore e Porta della Città Metropolitana

by newz
13 Agosto 2009
in Urbanistica
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Riteniamo che, per la puntata odierna della nostra Rubrica, non ci sia modo migliore che riportare il testo della motivazione del pubblico ringraziamento che il Sindaco di Reggio Calabria, il Dott. Giuseppe Scopelliti, 7 Agosto 2009 ha voluto rivolgere ai due primi laureati su un tema metropolitano da quando la nostra Città è stata inclusa dal Parlamento fra le Città Metropolitane italiane.

(E.C.)

“A nome della Città il Sindaco di Reggio Calabria esprime grande soddisfazione ed un pubblico sentito ringraziamento alla Dott.ssa Jusy Calabrò ed al Dott. Pasquale Pizzimenti per aver affrontato e discusso brillantemente presso l’Università “Mediterranea” la prima Tesi di Laurea Specialistica in “Pianificazione territoriale, urbanistica ed ambientale” dedicata a “Reggio Calabria Città Metropolitana”, conseguita il 23 Luglio 2009 con la votazione di Centodieci su Centodieci e Lode.
La pregevole Tesi di Laurea dal titolo “Il Porto di Reggio Calabria. Cuore e Porta della Città Metropolitana” – Relatore il Chiar.mo Prof. Enrico Costa, Ordinario di Urbanistica e Presidente del Corso di Laurea, Correlatori il Chiar.mo Prof. Felice Arena e l’Arch. Luciano Zingali – ha avuto il merito di affrontare un tema cruciale per lo sviluppo di Reggio Città Turistica e per l’inserimento dell’Area Metropolitana dello Stretto nel dibattito fra le Metropoli del Mediterraneo anche con un ruolo da leader  e dimostra inoltre la sensibilità dell’Ateneo, della Facoltà di Architettura e dello stesso Corso di Laurea in PTUA nei confronti di una tematica che, a seguito dell’istituzione di “Reggio Calabria Città Metropolitana”, necessiterà di sempre maggiori sinergie nel rapporto fra l’Università, la Città ed il Territorio”.

Il porto di Reggio Calabria. Cuore e Porta della Città Metropolitana
di Jusy Calabrò e Pasquale Pizzimenti

Il titolo della nostra tesi introduce implicitamente il suo obiettivo fondante: il porto come centro nevralgico di sviluppo della nuova Città Metropolitana.
Da tempo si discute di Area Metropolitana dello Stretto ma per vari motivi la discussione si è arenata.
La discussione in Parlamento del disegno di Legge sul federalismo fiscale, con al suo interno l’emendamento su Reggio Città Metropolitana, e la sua conseguente approvazione, hanno consentito di riprendere, se non addirittura di accelerare, il dibattito là dove si era interrotto.
Reggio Calabria Città Metropolitana, dunque, non più un’ipotesi lontana, ma una realtà concreta.
Ci siamo soffermati sulle potenzialità che la nostra città e il nostro territorio manifestano, o potrebbero manifestare, e che invece restano inespresse, relegando la nostra città ad un ruolo sempre più marginale.
Non è semplice immaginare uno scenario futuro di una città come Reggio Calabria, molteplici sono i fattori da considerare e troppe le variabili.
Ciò che è certo, invece, è che una città metropolitana, in quanto tale, non può prescindere dal suo ruolo centrale di guida  e supporto di un territorio in continuo divenire.
Tale istituto nasce, in effetti, per sopperire alla mancanza di riconoscibilità nelle istituzioni e negli enti locali, ormai obsoleti e poco rappresentativi di una realtà diversa, che negli ultimi anni è stata oggetto di cambiamenti repentini.
Il concetto stesso di metropoli implica che non possiamo più limitarci a considerare la città odierna, come quella di un tempo, consolidata entro i margini amministrativi comunali.
Il territorio che comprende Reggio è ben più ampio del suo “comune”, non solo dal punto di vista insediativo, considerando che i limiti comunali sono ormai trascurabili, ma soprattutto da quello delle implicazioni socio-economiche, culturali e relazionali  che i territori limitrofi innovano quotidianamente con la nostra città.
Basti pensare alle costanti relazioni tra Reggio e la vicina Messina, anch’essa città Metropolitana, e tra quest’ultima e Villa San Giovanni per gli intensi traffici passeggeri.
I legami e le interazioni tra gli abitanti di questi luoghi, oggi come ieri, e la naturalezza con cui ci si sposta tra queste due regioni, Calabria e Sicilia, fanno istintivamente pensare ad un’unica grande città nell’Area dello Stretto.
Per noi, dunque, è di primaria importanza, in un’area come la nostra, individuare una strategia di sviluppo comune, che partendo da Reggio Città Metropolitana, si estenda alla futura, speriamo, Area Metropolitana dello Stretto.
Per l’implementazione di tale strategia, abbiamo scelto di intervenire su un settore tanto delicato quanto importante per il territorio, e cioè sul settore dei trasporti, e in particolar modo su quello del trasporto marittimo.
La nostra attenzione è ricaduta su una infrastruttura puntuale, particolare e complessa per una città: il Porto di Reggio Calabria.
Il porto della nostra città, è una infrastruttura  sotto-utilizzata rispetto alle sue potenzialità, potrebbe e dovrebbe essere il motore per il rilancio di questa terra ormai messa nel dimenticatoio.
Il porto è sempre stato, allo stesso tempo, luogo di scambio e porta di ingresso delle città. Un luogo che consentiva alle comunità di arricchirsi e di aprirsi al mondo intero, un luogo legato così tanto alla città, che nella maggior parte dei casi, lo si trova in prossimità del centro storico.
Se consideriamo il porto di Reggio Calabria ci accorgiamo che questo legame inscindibile, nel corso degli anni è venuto meno.
Solo nel 1873 la città riuscì finalmente a dotarsi di una infrastruttura portuale, intesa come luogo di esclusiva vocazione marittima, localizzata però sempre al di fuori dalla realtà urbana.
Questo conflitto, che ha caratterizzato il rapporto tra la città e il mare, si è protratto fino ai giorni nostri. In primis le infrastrutture ferroviarie all’interno dell’area portuale per consentire il traghettamento dei convogli ferroviari per la Sicilia, e in secondo luogo l’intubata ferroviaria, la tangenziale e l’edificazione disordinata di via S. Caterina, hanno contribuito ad innalzare un’ulteriore barriera tra Reggio e il suo mare.
Porto e città sono elementi che non si rapportano in alcuna maniera, i quali appaiono estranei l’un l’altro per vari motivi: gestione autarchica degli enti portuali, scarsa capacità del piano urbanistico di gestire gli effetti spaziali delle politiche infrastrutturali, spesso settoriali ed autoreferenziali.
I porti sono ricompresi all’interno di strategie di più ampio respiro territoriale, vista e considerata la loro importanza strategica alla luce del profondo mutamento del concetto stesso di trasporto e mobilità di persone e merci. Per questo motivo non possiamo trascurare, anche dal punto di vista normativo, i principi e le direttive comunitarie che interessano il settore della navigazione, come non possiamo trascurare il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, riferimento nazionale per le infrastrutture.
Il quadro normativo di riferimento risulta particolarmente complesso. Dobbiamo partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione, e precisamente dall’art. 117, riguardante la distribuzione delle competenze legislative tra Stato e Regioni. I porti, come gli aeroporti civili e le grandi reti di trasporto e navigazione, rientrano nell’ambito della funzione legislativa concorrente tra Stato e Regioni.
Per quanto riguarda i porti, i principi normativi a cui essi fanno riferimento sono rintracciabili nel Codice della Navigazione e nella Legge 28 gennaio 1994 n. 84 ( Riordino della legislazione in materia portuale). Quest’ultima, vista la concezione statica che il Codice della Navigazione conferiva ai porti, ha mutato non solo il quadro normativo, ma soprattutto la concezione delle aree portuali e della loro pianificazione.
In seguito alle trasformazioni fisiche e funzionali delle attività portuali, il rapporto tra la città e il porto è in via di ridefinizione anche alla luce dei nuovi provvedimenti di legge che stabiliscono un’integrazione tra i piani regolatori portuali e piani regolatori comunali.
La nostra attenzione si rivolge alla possibile, e quanto mai necessaria, interazione tra due realtà, quella portuale e quella urbana, apparentemente isolate, ma all’interno delle quali è possibile rintracciare elementi comuni. Aree divise da pregiudizi culturali e limiti fisici, che hanno limitato lo sviluppo della città e della sua comunità, dell’urbs e della civitas.
Adesso, quei presupposti che hanno consentito alle città di divenire grandi grazie ai loro porti, sono venuti meno a causa di competenze amministrative diverse, di interessi diversi, di concezioni culturali diverse.
Ma è proprio qui, nell’area tra il porto e la città, nell’area dove si materializzano questi conflitti che bisogna trovare armonia, è proprio qui che bisogna unire e non dividere. Da un lato è necessario dotare il “nostro” porto di uno strumento fondamentale per la sua organizzazione e il suo sviluppo (il Piano Regolatore Portuale), dall’altro dobbiamo far sì che questo si raccordi con la città, e con i suoi strumenti di pianificazione, al solo fine di eliminare le barriere che siamo stati capaci di realizzare per consentire alla nostra città di progredire e di recuperare l’antico legame che consolidava queste due realtà.

PUNTI RILEVANTI

–       interventi sulla destinazione d’uso delle aree portuali a mezzo della redazione di un Piano Regolatore Portuale, ad oggi inesistente;

–       riconversione del porto da commerciale e industriale a porto turistico;

–       adeguamento delle strutture tecniche del porto per l’accoglienza di più di 1000 posti barca per imbarcazioni da diporto, e per quelle di grandi dimensioni;

–       trasferimento delle attività di trasporto merci e di quelle connesse presso il porto di Villa San Giovanni: in accordo con la nuova ottica metropolitana, in effetti, la città non necessita di due approdi in tal senso, considerando talmente modesto il traffico merci via mare, verso e da Reggio, da non essere classificabile;

–       realizzazione di un approdo crocieristico nei pressi di Rada Pentimele, posizione questa più efficiente grazie allo svincolo autostradale immediatamente prospiciente ed inoltre bisognosa di interventi di riqualificazione per la presenza di numerosi elementi di degrado, da quello urbanistico a quello paesaggistico e ambientale;

–       realizzazione di un nodo intermodale per il traghettamento veloce all’interno dello stretto sul molo antistante la stazione del quartiere Santa Caterina, contribuendo così alla realizzazione di un’area di scambio che, dalle navette veloci da e per la Sicilia e per i porti della costa reggina, consenta il raggiungimento diretto dei binari ferroviari, per un accesso immediato verso il centro città e verso l’esterno;

–       implementazione della metropolitana del mare, e sulla costa reggina e su quella del messinese, favorendo il collegamento con l’aeroporto dello stretto;

–       intervenire, per ciò che concerne l’aspetto urbanistico al fine di garantire l’interazione porto-città, ad oggi inesistente, col fine di interfacciare nel modo più funzionale possibile due realtà così divise seppure complementari.

un'immagine della tesi
un'immagine della tesi

(Rubrica a cura del Prof. Enrico Costa, ecosta@unirc.it)

Tags: città metropolitanaenrico costajusy calabròpasquale pizzimentiportoreggio calabriatesi di laureaUrbanistica
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