Continuando a dare la parola ai dottorandi della Mediterranea, ed alla loro capacità di introdurre sempre nuove sfaccettature al tema Reggio Città metropolitana, proseguiamo con Giuseppina Romeo, sempre attenta ai temi dell’identità territoriale.
Giuseppina Romeo, Dottoranda di Ricerca in “Pianificazione Territoriale” presso il Dipartimento SAT, con all’attivo un Master universitario in “Esperto in Planning” e laureata “cum laude” in PTU&A, nell’approccio scientifico alla ricerca sui temi del paesaggio nella pianificazione, parte dalla lettura del paesaggio fino ad arrivare al paesaggio del piano. Collabora con la cattedra di Geografia.
(EC)
Riconoscere i luoghi nella Reggio Città metropolitana
di Giuseppina Romeo
È una realtà giuridicamente riconosciuta, e finalmente Reggio Calabria è Città metropolitana, un’occasione per una riflessione sui contesti territoriali reali, ed un occhio attento al paesaggio, attraverso cui trattare il tema della pianificazione dell’area interessata, ma stando attenti a non cadere nell’astrazione di una ricerca accademica come avvenuto in questi anni per altre città italiane.
Un’occasione per far crescere una comunità nella conferma della riconoscibilità dei luoghi.
La Città metropolitana reggina in riferimento al contesto territoriale reale su cui si fonda presenta, infatti, di per sé delle peculiarità specifiche in quanto inserita in un più ampio distretto multinodale che si può identificare come Area metropolitana dello Stretto.
È questo il luogo, in cui lo sguardo attento può immaginare, attraverso un processo di riorganizzazione e di innovazione, quale è l’occasione della istituzione di “Reggio Città Metropolitana”, di un ambito territoriale geograficamente votato ad un ruolo di centralità del Mediterraneo non più soltanto una singola visione, quasi monopolizzatrice di una possibile nuova immagine mediterranea, un approccio articolato su una molteplicità di paesaggi tutti di grande importanza, anche se di diverso livello, che assieme possono quasi ridisegnare la “Geografia del Paesaggio” di questi luoghi.
Una Città metropolitana, dunque, all’interno di un’area metropolitana che, protesa sul Tirreno e lo Ionio, finisce, nelle recenti politiche territoriali, col necessariamente appartenere all’ambito Mediterraneo: da periferia in trasformazione in rapporto al resto d’Italia a centro delle politiche mediterranee europee.
Molteplici peculiarità, intese come valori, cultura e linguaggi che organizzano e strutturano il paesaggio della città metropolitana, per cui ritengo necessaria una riflessione sulla lettura della realtà territoriale che possa divenire ri-lettura del paesaggio nell’esercizio degli estesi poteri che secondo la legislazione competono alla Città metropolitana in materia di tutela, assetto e trasformazione del territorio. Ricordando in merito che la soluzione di qualsiasi problema urbanistico e territoriale non può essere trovata tenendo conto soltanto dello spazio ma deve tener conto dei processi dinamici che si sviluppano nel tempo e nel rispetto di leggi funzionali connesse a fattori preesistenti in quanto nessuno di essi si sottrae a queste.
Per lettura intendo “conoscere la realtà”, e per fare ciò è necessario imparare a leggerla, cioè a capire utilizzando strumenti logici, la struttura dello spazio naturale ed antropico che caratterizza a diverso livello un ambito spaziale più o meno ampio. Un paesaggio che viene a caratterizzarsi per la presenza di una molteplicità di componenti, certamente elementi diversi per forma, dimensioni e funzioni, ma certamente specifici del luogo, che sono stati strutturati dalla natura e dall’uomo in un processo dinamico continuo. L’obiettivo principale della lettura consiste quindi nell’individuare se al di là di una apparente casualità quale potrebbe apparire il “distribuirsi” della città Metropolitana sul territorio della fascia calabra dello Stretto, vi sia un sistema di relazioni che consenta ai diversi elementi naturali ed antropici di coesistere e variare nel tempo esprimendo di volta in volta un determinato grado di organicità.
Considerato questo paesaggio come vero è proprio linguaggio, cioè come trasmissione complessa di informazioni organizzate come una manifestazione autonoma e dialettica di espressione, con proprie modalità di comunicazione, arti e linguaggi per esprimersi, col termine ri-lettura si vuole intendere quel comprendere nel momento delle scelte di pianificazione il valore intrinseco del segno “territoriale” ma anche il significato culturale che quel “segno” documenta, e le correlazioni strutturali che intercorrono con il territorio.
Nella ricerca del rapporto tra le varie trasformazioni territoriali e le diverse utilizzazioni del sito, in una analisi strutturale, dinamica, cogliendo i nessi tra i tempi della natura ed i tempi della storia, cioè il paesaggio, l’assunto di riproporre l’individuazione di un modo di percepire questo paesaggio e di come si siano valorizzati i vantaggi della posizione può essere stimolante, in particolar modo adesso, per quanti si pongono il problema del “senso” di questa città, oggi Città metropolitana, in quanto attraverso il paesaggio si può risalire sia ad epoche assai lontane, ma certamente anche alla definizione di immagini future.
Con questa riflessione, in un momento importante per la comunità reggina, quale é quello di fare propria in termini di identità, una reale Città metropolitana che non si fermi ad un semplice iter di documentazione burocratico, da urbanista interessata alla tematica del paesaggio mi preme mettere in risalto come quest’ultimo, in quanto risorsa complessa che interessa l’intero territorio – ma anche eloquente e visibile espressione di quella “unità nella varietà” che caratterizza in modo peculiare il territorio reggino -, possa svolgere all’interno di un processo di pianificazione necessariamente più complesso un ruolo cruciale. E ciò perché finora il tema, se pur ampiamente discusso, è stato spesso nei fatti largamente sottovalutato, e alle diverse scale di pianificazione, ed a livello politico e culturale, non cogliendo appieno il senso di uno sviluppo sostenibile del territorio.
Parallelamente al percorso istituzionale che porterà alla costituzione dell’Ente “Città Metropolitana”, va posta la necessità di agire affinché gli attori della città metropolitana reggina riescano a ri-interrogarsi sul significato dei luoghi, in una nuova trama di relazioni idonee a rimettere in circuito valori da comporsi in modo equilibrato tra la cultura dei luoghi e processi che rischierebbero che culture dalle profonde radici divengano “altre” rispetto all’evolversi della storia.
In gioco entrano gli aspetti peculiari del territorio reggino, la qualità delle interazioni locali nonché l’originalità e l’attrattiva dei contesti paesaggistici locali, e delle identità delle componenti che, come un mosaico, identificano area e città metropolitana. E se oggi, come dettato dalla Convenzione Europea, il paesaggio – pure se inteso non come paesaggio eccezionale ma come paesaggio della quotidianità – entra in maniera preponderante come tema del dialogo culturale scientifico e politico, e fondamentale chiave interpretativa e prospettica negli strumenti urbanistici, nel nostro caso diviene punto ideale di partenza per nuovi e più attenti assetti basati sulla conoscenza del divenire di un grande patrimonio di risorse.
Ed è in questa direzione, cioè con un imprescindibile rispetto dei luoghi, che occorre muoversi per definire linee strategiche credibili per uno sviluppo che dalla città metropolitana conduca verso l’identificazione dell’Area Metropolitana dello Stretto e della “Metropoli dello Stretto”, non semplice sommatoria Reggio + Messina, ma autentico “cuore mediterraneo” di una nuova cultura territoriale ed urbana.
(Rubrica a cura del Prof. Enrico Costa, ecosta@unirc.it)