I mesi che Caravaggio trascorse in Sicilia dall’ottobre 1608 al settembre 1609 saranno al centro di un incontro sul tema “I miei peccati sono mortali”/L’Arte sacra di Caravaggio in Sicilia attraverso i documenti e le testimonianze” promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà martedì 8 settembre alle ore 21,00 presso il Chiostro di San Giorgio al Corso. Con tale manifestazione, che si inserisce nelle celebrazioni per il 4° centenario della morte dell’artista (luglio 1610), l’Anassilaos apre le celebrazioni caravaggesche ricordando i quattrocento anni della presenza del Merisi nell’Isola con una conversazione di Stefano Iorfida, Presidente del Sodalizio reggino,attento all’arte del XVI e XVII secolo, che verrà introdotta da Gloria Oliveti, Responsabile arte dell’Anassilaos. Il relatore ripercorrerà, alla luce sia delle biografie dell’artista (Giulio Mancini, Giovanni Baglioni, Giovanni Pietro Bellori e Francesco Susinno) che dei documenti d’archivio, la presenza del Merisi in Sicilia, isola nella quale si era rifugiato dopo la sua fuga da Malta (6 ottobre 1608), per restarvi almeno fino al mese di agosto-settembre del 1609. A ottobre è infatti a Napoli dato il 24 dello stesso mese infatti subisce un’aggressione nei pressi della locanda del Cerriglio. (“Avvisi di Roma” alla data 24 ottobre 1609 “si ha di Napoli avviso, che fosse stato ammazzato il C., pittore celebre, et altri dicono sfregiato”). Anni intensi quelli siciliani e nello stesso tempo travagliati. Caravaggio, sia dai biografi che dalle testimonianze documentali, è infatti rappresentato in preda ad una frenesia e ad una agitazione scomposta. Si dice di lui che “ha il cervello stravolto”, che “ove andava, stampava l’orme del suo forsennato cervello”; lo si definisce “mentecatto pittore”, “inquietissimo cervello” “scimunito e pazzo”. In Sicilia, nel breve volger di alcuni mesi egli realizza alcune delle sue tele più intense ed espressive che delineano una nuova fase nella sua pittura che proseguirà nei mesi, altrettanto agitati, che trascorrerà a Napoli fino alla morte che lo colse a Porto Ercole il 18 luglio del 1610 (“Avvisi”1610, 28 Luglio: “Si è avuto avviso della morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso nel colorire et ritrarre dal naturale, seguita di suo male in Port’Ercole”.1610, 31 Luglio: “E’ morto Michiel Angelo da Carravaggio, pittore cellebre, a Port’Hercole, mentre da Napoli veniva a Roma per la gratia da Sua Santità fattali del bando capitale, che haveva”). Arrivato nel mese di ottobre (1608) a Siracusa, accolto dall’amico di sempre, il Mario Minniti dei primi anni romani, dipinge il Seppellimento di Santa Lucia, opera di rara e intensa bellezza. Forse già nello stesso mese di dicembre (6 dicembre) si trasferisce a Messina dove realizza la Resurrezione di Lazzaro e la Natività. Altre opere realizzate a Messina lasciano subito la Sicilia (L’Annunciazione di Nancy), altre, di cui parlano le fonti (Susinno) e i documenti, sono andate perdute e di volta in volta identificate con questa o quella copia che assurge talora al valore di originale (La visione di San Gerolamo, L’Andata al Calvario). Nella città dello Stretto vive alla sua maniera “faceva il rompicollo ed il contenzioso…fu uomo inoltre astratto, inquieto poco accorto sulla sua vita, e molte volte andava a letto vestito e col pugnale a fianco che mai lasciava; per l’inquietudine dell’animo suo più agitato che non il mare di Messina colle sue precipitose correnti che or salgono, or scendono” (Susinno) e finisce col ferire un maestro di scuola tale Don Carlo Pepe che gli aveva chiesto conto del perché egli andasse d’attorno a lui e ai suoi scolari “Questa domanda – scrive Susinno -disgustò fieramente il pittore, e quindi in tal ira e furore trascorse che, per non perdere il nome di folle, die’ a quell’uomo dabbene una ferita in testa”. Costretto a fuggire si trasferisce così a Palermo dove dipinge la Natività con i Santi Francesco e Lorenzo, trafugata, come è noto, nel 1969 dalla mafia e forse il San Francesco in meditazione sulla morte oggi a Carpineto. In data imprecisata torna a Napoli dove, come vedemmo, viene aggredito e sfregiato al viso, quello sfregio che ritroviamo in quella sorta di tragico e disperato autoritratto che sembra essere la testa mozzata di Golia nella tela napoletana del Davide. Questo proposto dall’Anassilaos è il primo di una serie di incontri di approfondimento dedicati a Michelangelo Merisi.