Reggio Calabria. Aspettando Godot dalla nota commedia di Becket, elemento di spicco del teatro dell’assurdo come è assurdo tutto ciò che si svolge in sanità calabrese, come emerge dal dibattito presente in questi giorni sulle pagine dei giornali.
Non si fa altro che stare in attesa proprio come sul palco di Aspettando Godot dove dei signori di nome Pozzo ed il suo schiavo Lucky, l’uno vittima dell’altro, cercano di aspettare qualcuno che non si capisce chi sia, un certo GODOT.
Proprio come a volte in Calabria siamo sempre nella flebile attesa che qualcosa cambi in una speranza infinita che non produce niente se non delusione.
E’ in Godot che si affida la maggior parte della nostra sorte e qui in Calabria più che mai siamo continuamente in attesa aspettando che qualcun altro ci risolve i nostri problemi e spesso non intervenendo né come cittadini né come attori politici in campi così delicati come quello della sanità.
E’ strano che al Nord Italia quando vi è una problematica i cittadini si riuniscono spontaneamente per favorire proteste civili a vantaggio della collettività mentre da noi tutto sembra inamovibile presi tutti quanti da un: nessuna cosa può cambiare, ma “cu ta faci fari”, stigma unico ed irrisolvibile del reggino. Un vero acquitrino. “Non mi meraviglio che i primari, come è noto preferiscono sostare dietro la porta del direttore generale….” come si legge sulla Gazzetta del 08.09.09 a proposito di una conferenza stampa alla sala biblioteca degli Ospedali Riuniti. Una sanità che ci preoccupa, soprattutto ai più giovani, non è quella che vogliamo, legata alle porte del potere e poco incline agli interessi del cittadino che invece quasi come un suddito fa fatica a ribellarsi, a richiedere i suoi diritti, a denunciare l’impossibilità di prenotare un esame o di dover sottoporsi alle lunghe liste d’attesa. La logica del compare e dell’amico, imperante nella nostra cultura, non funziona anzi crea nuovi clientelismi che alimentano la parte becera e perversa della sanità, a discapito della meritocrazia, della qualità e soprattutto a svantaggio di chi vorrebbe una sanità che sia al servizio dell’utenza e di tutti quelli che vogliono essere curati, senza per forza andare fuori dalla Calabria per farlo. A volte mi emoziono ancora quando penso che si può cambiare grazie all’intervento di chi ancora ci crede. Si sollevano questioni vetuste ma quanto mai più attuali, le nomine dei primari sono sempre più scandite da fatti politici e sembra non interessare il curriculum professionale che mai come in sanità è veramente necessario per consentire al cittadino di non migrare, di aver fiducia nel proprio ospedale e soprattutto di potersi “affidare” alle cure dei propri medici. La sanità registra oggi una vera e proprio sfiducia, essa non è un ufficio non eroga un prodotto qualsiasi ma forse quello più importante di tutti che come dice l’art.32 della costituzione obbliga lo stato alla tutela della salute pubblica.
Il Segretario Regionale Cisl Medici
Dr. Pasquale Romeo
Psichiatra- scrittore