Roma. “Sono trascorsi 19 anni dall’omicidio del giovane giudice Rosario Livatino e da mercoledì 23 settembre, con cerimonia ufficiale, la sala verde del ministero della Giustizia porterà il suo nome”. Lo afferma in una nota il Guardasigilli Angelino Alfano, nel giorno della ricorrenza dell’uccisione del giudice Livatino.
“E’ stato uno degli omicidi mafiosi più efferati – prosegue Alfano – nessuna pietà da parte dei suoi assassini, quasi a sottolineare che quel silenzioso e schivo giovane rappresentava una vera e propria minaccia, un pericolo per gli ‘affari’ di mafia”.
“Livatino, – continua il ministro della Giustizia – il giudice ragazzino, morto ad appena 38 anni, sulla strada tra Agrigento e Caltanissetta, è l’emblema di un magistrato che interpreta con alto senso del dovere e abnegazione il proprio ruolo. Un’attenta valutazione dei reati commessi, obiettività e serenità di giudizio, nell’assoluta indipendenza da condizionamenti, intuito, professionalità e riserbo erano le sue principali doti”.
“Se la sua morte – afferma il Guardasigilli – ha sicuramente rappresentato una grave perdita nella lotta alla malavita organizzata, il suo sacrificio ha portato in alto un patrimonio di valori, pienamente condiviso ancora oggi da tutti coloro che sono impegnati, con forza e determinazione, nelle’azione di contrasto a tutte le mafie”.
“L’intitolazione a Livatino della sala verde del ministero della Giustizia – conclude Alfano – è un modo per sentirlo vicino, nello svolgimento del nostro lavoro quotidiano, in ogni scelta che intendiamo operare a servizio del Paese, nel delicato campo della Giustizia a cui tutti ci appelliamo in nome della trasparenza e della legalità”.
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