“Attentare alla vita di una persona anche a costo di uccidere un bambino è paragonabile soltanto ad un’azione di guerra, che in Calabria è divenuta prassi consolidata. Chi uccide i bambini è solo un criminale, che non ha diritto di cittadinanza”. E’ quanto sostiene il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, a commento della morte di Domenico, il bimbo di 11 anni colpito da un proiettile alla testa il 25 giugno scorso a Crotone mentre assisteva ad una partita di calcetto. Per Marziale: “E’ necessario tenere in debita considerazione che gli organismi inquirenti e le forze dell’ordine stanno ottenendo risultati significativi nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria, ma evidentemente ciò non basta, perché allo sforzo delle istituzioni deve corrispondere un livello di sensibilità sociale da considerarsi ancora oggi precario. Al familismo radicato che tipizza la mafiosità in Calabria è necessario contrapporre una cultura capillare del rigetto del fenomeno puntando efficacemente sull’istruzione, così come prefigurato dal giudice Giovanni Falcone. Ecco perché – spiega il sociologo – al ministro dell’istruzione, Maria Stella Gelmini, chiedo di valutare attentamente la possibilità di istituire organicamente un’ora al giorno di educazione alla legalità nelle scuole calabresi di ogni ordine e grado. Ciò è possibile ed imprescindibile”. Il presidente dell’Osservatorio conclude: “Chiedo altresì al governatore Agazio Loiero di determinare una mattinata di lutto regionale in memoria di Domenico ed al dirigente regionale delle scuole in Calabria, Francesco Mercurio, di predisporre una giornata regionale di riflessione”.
Ufficio stampa Osservatorio minori