Reggio Calabria. L’intera area dell’ex liquilchimica di Saline Joniche dovrebbe essere riconvertita dalla S.E.I. in una centrale elettrica a carbone. Nel 2009, quando, finalmente, l’attenzione del mondo intero è rivolta alla ricerca di nuove fonti energetiche compatibili con la tutela dell’ambiente e di nuovi e conseguenti sistemi energetici, in Calabria si continuano ad utilizzare i calabresi come cavie da sacrificare “all’età del carbone”. Non vi è alcun dubbio che in un area economicamente depressa come la nostra, qualunque possibilità di sviluppo sia da incoraggiare, specie quando questa offre anche possibilità di impiego. Ma questo non esclude la possibilità di conciliare le priorità socio-economiche di una collettività, con le potenzialità e le risorse naturali di un territorio. Già due or sono, éthos aveva proposto di destinare il sito alla produzione di energia elettrica, sfruttando, però, il sole, o il vento, o il mare come possibili fonti energetiche, piuttosto che il carbone. Il nostro territorio è, in questo senso, un laboratorio naturale per sperimentare ed incrementare l’utilizzo di queste fonti inesauribili ed assolutamente naturali, che i nostri giovani laureati potrebbero intercettare e “sfruttare”. Ove questo risultasse troppo dispendioso, perché non avviare la realizzazione di un sito industriale in grado di produrre il c.d. “bio-diesel”? Il riciclo totale degli oli da cucina utilizzati da privati cittadini, ristoranti, alberghi e mense di qualunque tipo, nonché la produzione agricola di semi in grado di produrre olii vegetali, garantirebbero l’approvvigionamento delle materie prime per la produzione del bio-diesel. Questo carburante sta iniziando a sostituire il diesel prodotto dal petrolio per due principali ragioni: i contenuti costi di produzione che abbattono il prezzo finale del carburante e la totale assenza di materie inquinanti per l’ambiente (gli U.S.A., in tal senso, sono all’avanguardia, fosse solo per non dipendere dai paesi produttori di petrolio). Tuttavia, parlare di nuove tecnologie in grado di conciliare la necessità di tutelare l’ambientale, con il crescente fabbisogno energetico e con il dilagante fenomeno socio economico della disoccupazione, in un territorio come il nostro, potrebbe apparire fantasioso, quasi utopistico. In effetti, potrebbe sembrare presuntuoso sperare che la stessa classe dirigente che ha permesso, più o meno indirettamente, di inquinare con materiale radioattivo il nostro mare, possa comprendere i benefici ed i vantaggi di una produzione energetica generata da fonti naturali inesauribili, pulite e completamente biodegradabili. Ma, conoscendo bene chi ci governa da diversi decenni, la speranza e la scommessa è che siano i Calabresi a decidere, smettendo di obbedire e subire.
Il Portavoce Giuseppe Musarella