Il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale n.17 istitutiva delle primarie. Era facile prevedere che sarebbe accaduto. Infatti il PDL si ispira ai principi dell’investitura feudale: è il Principe a decidere le candidature, quelle più rispettabili e quelle di giullari e ballerine. Non faccia scandalo, pertanto, che una legge che individua un percorso di selezione delle leadership dal basso, con investitura popolare, riceva l’ostilità di coloro che hanno una vita democratica interna limitata dalla personalità del capo partito. È inaspettato però che l’avversione alla legge sulle primarie provenga anche da partiti e personaggi politici che della democrazia partecipativa fanno professione pubblica. Ancor più grave è la motivazione: la legge asseconderebbe la forza delle clientele. Qualora si ritenesse che così fosse, in presenza di grandi numeri (si auspica la libera partecipazione di molte decine di migliaia di cittadini), si qualificherebbe un vero e proprio atto di sfiducia nei confronti dei calabresi. Sarebbe come dichiarare che la maggior parte dei cittadini calabresi non hanno capacità di affrancarsi o discernere. È invece necessario sottolineare che le leggi devono sopravvivere utilmente agli interessi contingenti e che nelle democrazie mature le classi dirigenti più avvedute hanno a cuore i processi di crescita popolari più che le facili scorciatoie populiste. Alternative non ne vedo: Robespierre finì anche lui ghigliottinato. Ed allora, anziché abbandonarsi a demagogici moralismi, si cerchi di migliorare lo strumento legislativo. Unitamente a Luigi Li Gotti e Aurelio Misiti, i parlamentari calabresi di Italia dei Valori, abbiamo formulato una proposta che sottoponiamo alla sensibilità del dibattito politico regionale. Gli emendamenti proposti alla legge regionale istitutiva delle primarie si pongono un duplice obiettivo. Il primo è quello di garantire il principio della libera partecipazione dei cittadini nell’assoluta segretezza del voto, come sancito dalla Costituzione. L’obiettivo si raggiunge attraverso la consegna all’elettore di una scheda unica contenente tutti i candidati dei diversi schieramenti. La legge approvata dal Consiglio regionale calabrese, pur affermando detto principio sembra tendere a tutelare maggiormente il risultato delle stesse dal rischio di possibile “inquinamento”. Si ritiene, invece, che tra gli interessi contrapposti in gioco vada sostenuta l’opzione proposta, che appare più coerente con lo sforzo di far evolvere la partecipazione civica e la consapevolezza democratica dei cittadini calabresi. Occorre fugare i timori (ovvero accettarne il rischio) di un utilizzo perverso dello strumento di partecipazione democratica offerto ai calabresi e puntare senza tentennamenti e con coraggio sulla capacità degli stessi di esprimere autonomamente i propri convincimenti politici. Altresì, attraverso la scelta dei presidenti dei seggi individuati dagli elenchi già selezionati dalle Corti d’Appello, attraverso le particolari modalità di scrutinio indicate e la neutralità e la chiarezza della scheda elettorale, si tende a garantire maggiormente non solo la segretezza del voto ma anche la correttezza delle procedure elettorali e di scrutinio. Il secondo obiettivo è quello di abbattere quanto più possibile i costi delle primarie, che può essere raggiunto attraverso l’abrogazione della parte di articolato nella quale è previsto il rimborso ai soggetti politici partecipanti alle primarie stesse. Tale scelta se da un lato sacrifica la capacità incentivante della normativa originariamente approvata, d’altro lato ha il merito di risultare maggiormente coerente alle esigenze di rigore finanziario fortemente avvertito in tempi di crisi sociale e finanziaria. È evidente che l’interesse ad utilizzare le primarie è insito nel fatto che le stesse consentono maggiore contatto con l’elettorato, una reale partecipazione democratica alle scelte dei soggetti politici in ordine alla classe dirigente apicale, una trasparente selezione di leaders che sono chiamati a svolgere impegni istituzionali caratterizzati da forti tratti di autonomia decisionale. La sanzione in caso di non accoglimento dei risultati che offrono le primarie è politica. L’apprezzamento della pubblica opinione è il premio.
Avv. Sergio Laganà