Nave dei veleni. Barillà: “Dalla Rigel alla Somalia ecco le nostre piste”

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è tenuta ieri pomeriggio a Roma, presso la sede della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti a Palazzo San Macuto, l’audizione di Legambiente sulla vicenda “navi dei veleni”. All’incontro hanno preso parte, per Legambiente, Stefano Ciafani, della Segreteria Nazionale e Nuccio Barillà, del direttivo dell’associazione. Legambiente ha consegnato ai membri della Commissione un corposo dossier con i documenti redatti nel corso di questi anni sulla vicenda, compresa la famosa ordinanza della Capitaneria di Porto di Cetraro che vietava l’attività di pesca nell’area prospiciente il relitto. Nel corso dell’audizione Legambiente ha avanzato al Presidente della Commissione, l’on. Gaetano Pecorella, una serie di proposte per agevolare le inchieste in corso e concentrare l’attenzione sulle piste considerate più significative. “L’attenzione deve rimanere alta sulla vicenda delle navi dei veleni – ha dichiarato Nuccio Barillà, di Legambiente Calabria – abbiamo quindi sollecitato la Commissione perché le operazioni di monitoraggio presso il relitto rinvenuto nei fondali a largo di Cetraro, affidate dal Ministero dell’Ambiente alla nave in uso alla società Saipem, siano caratterizzate da una vera e propria “operazione trasparenza” costituendo un gruppo di osservatori indipendenti, composto da tecnici qualificati proposti dalla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, da ricercatori del settore e da rappresentanti di associazioni ambientaliste, che possano supervisionare le operazioni, così come è prassi usuale in molte situazioni analoghe”. Sulla vicenda degli affondamenti sospetti, Legambiente ha chiesto un approfondimento da parte della Commissione, alla luce dei riscontri oggettivi relativi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti che hanno portato al rinvenimento del relitto a largo di Cetraro. Sarebbe opportuno ad esempio verificare il ruolo avuto da alcuni porti italiani, a partire da quelli di La Spezia, Livorno e Marina di Carrara, da dove sono partite diverse delle navi poi risultate affondate. In particolare, la Commissione dovrebbe farsi promotrice di un’indagine conoscitiva sugli affondamenti delle altre “navi a perdere” descritte da diverse fonti, a partire dalla motonave Rigel su cui andrebbe attivata una rilevazione di dettaglio a largo di Capo Spartivento; andrebbero approfondite le cause che portarono nel 2007 all’ordinanza della Capitaneria di porto di Cetraro che vietò per qualche mese la pesca nei fondali marini antistanti la località cosentina e sui presunti tombamenti di rifiuti in Aspromonte in altri siti sospetti in Calabria, come risultava anche dalla denuncia di Legambiente nel 1994 e dai primi accertamenti investigativi della Procura di Reggio Calabria. “Occorre proseguire – si legge ancora nel documento presentato nell’audizione odierna – le attività di rilevazione sul campo dei tombamenti di rifiuti pericolosi e/o radioattivi sotto al manto stradale dell’autostrada Garoe – Bosaso in Somalia, perché l’inchiesta giornalistica su questa vicenda sarebbe, com’è noto, uno dei motivi che avrebbe portato all’omicidio nel 1994 della giornalista della Rai Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, come risulta anche dagli approfondimenti operati dalla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nelle precedenti legislature”. E sarebbe fondamentale poi poter ascoltare la testimonianza dell’ing. Giorgio Comerio, personaggio chiave di tante vicende legate alle cosiddette navi dei veleni, definito nel 2004 dall’ex ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi “noto trafficante d’armi” e “faccendiere al centro di una serie di vicende legate alla Somalia e all’illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo”. Sarebbe auspicabile anche un’indagine conoscitiva sulle modalità di gestione passata dei rifiuti radioattivi, in particolare nel centro Enea di Rotondella (Mt), in quanto già al centro di indagine da parte dell’allora procuratore di Matera Nicola Maria Pace e dalla procura di Potenza su presunti traffici illegali di scorie in entrata e uscita dal centro di ricerca. “Chiediamo alla Commissione – ha dichiarato Stefano Ciafani – di sostenere con forza le richieste al Governo formulate dalla mozione parlamentare promossa sulla vicenda dagli Onorevoli Ermete Realacci e Fabio Granata e sottoscritta in maniera bipartisan da oltre 70 deputati che obbliga il Governo a mettere in atto una serie di iniziative volte al recupero dei relitti e alla bonifica delle aree contaminate”. Dopo oltre un’ora di colloquio la Commissione ha deciso di aggiornare la riunione dando appuntamento a Legambiente a martedì prossimo per una nuova audizione.

Ufficio stampa Legambiente

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