Reggio Calabria. Apprendiamo dalla stampa che cinque componenti del Comitato politico provinciale, i compagni Malara, Zema, Barillà, Minniti e Fotia, hanno deciso di abbandonare il Prc per approdare nelle fila del Pd. Un fatto che, che ci interroga come militanti e dirigenti del Prc, un fatto che ci amareggia profondamente non fosse altro che per il modo di annunciarlo: ovvero in una conferenza stampa del partito d’approdo senza la benché minima comunicazione ai legittimi organismi dirigenti del partito di provenienza. Per le cose dette e le modalità scelte, riteniamo doveroso operare alcune precisazioni, anche la fine di tutelare l’immagine del Prc e dei suoi militanti e per ribadire la piena legittimità della vita interna del partito. 1) il Prc non è un partito dalla scarsa democrazia interna, “stalinista” secondo la facile accusa rivoltaci dai compagni che ci hanno lasciato. Sia a livello locale che sul piano nazionale, le scelte vengono operate secondo le regole statutarie che ci siamo democraticamente dati: dispiace che chi è minoranza all’interno del partito, preferisca andare via piuttosto che perseguire una battaglia a viso aperto per diventare maggioranza. Per questo, diffidiamo chiunque – nel mentre lascia il nostro partito – a diffamare una comunità politica fatta di uomini e donne liberi, di uomini e donne di buona volontà. Speriamo che i cinque compagni possano trovare nel Pd la democrazia cui tanto dicono di ambire, ma – visto il loro passato e il loro modo di agire – abbiamo forti dubbi al riguardo: non l’hanno trovata nel Pdci prima e nel Prc poi (alcuni di loro), non l’hanno trovata nemmeno quando hanno avuto gratificazioni politiche (candidature, ruoli dirigenti su scala provinciale e regionale all’interno del Prc) o di natura personale e professionale (incarichi vari su mandato e indicazione di Rifondazione comunista). 2) Singolare è anche il fatto che, a distanza di tanti anni, i compagni ritengano di essere rientrati a casa (ma il Pd non era una cosa completamente nuova?), al punto che qualcuno si dichiara pronto ad ammettere che nel 1989-91 aveva ragione Occhetto con la sua scelta di cancellare il grande patrimonio del Pci e aveva torto chi provava a mantenere in vita un soggetto comunista moderno e all’altezza dei tempi. Come dire, annullare in una parola tutta la storia e l’esistenza di Rifondazione comunista. Ma non potevano pensarci prima? Davvero, si accorgono soltanto oggi – a pochissimi mesi dal rinnovo del consiglio regionale – che la loro casa è il Pd? 3) Appare quanto mai curioso il fatto che tre dei cinque compagni su menzionati abbiano deciso di lasciare il Prc soltanto poche settimane dopo aver perso la maggioranza e la segreteria all’interno del circolo di appartenenza, il circolo RC Ravagnese (che nelle prossime settimane inaugurerà la sua nuova sede e il suo rilancio organizzativo). Così come ci incuriosisce molto anche la scelta del Pd, proprio da alcuni compagni che hanno sempre manifestato grande scetticismo nei confronti di quel partito e che hanno sempre criticato la segreteria provinciale per un eccesso di collaborazione sul piano locale con il Pd reggino e calabrese. 4) Il nostro auspicio finale è che i compagni sappiano trovare un loro spazio politico, magari un pò più sulle strade e nelle piazze (dove, non sempre li abbiamo visti presenti) e un pò meno nelle stanze e nelle segreterie dei potenti di turno (siamo maliziosi?). L’importante è che sappiano da subito cosa fare, nel Pd e con il Pd: fare come il consigliere provinciale Giovanni Nucera, ex Prc, che – a pochi mesi dalle elezioni regionali – si offre a mezzo stampa per una candidatura con Sel, Idv o chiunque altro possa garantirla, senza particolari distinzioni di sorta, non sarebbe un bel modo di fare politica e di avvicinare i cittadini alle istituzioni.
Il Segretario Provinciale Prc
Antonio Larosa