Il risultato del congresso e delle primarie in Calabria era già abbondantemente scritto sin dall’inizio, da quando si sono venute definendo le alleanze intorno alle mozioni nazionali. La sfida era impari e tale si è rivelata. La nota positiva, di un congresso verso il quale ho sempre pubblicamente nutrito più di una perplessità, è stato il dato della partecipazione. Non perché penso che sia stato un moto di massa spontaneo ed irrefrenabile, anzi, ma perché con questo grado di presenze ai seggi, in Italia e in Calabria, si salva uno strumento che molti – soprattutto i vincitori di oggi – volevano mettere in soffitta e che invece, con questa prova di straordinaria vitalità, rimarrà un passaggio obbligato. Le primarie sono state uno dei tratti più forti e significativi della identità del PD di due anni fa ed è importante che vengano “salvate” dal nuovo corso. Certo, andranno meglio disciplinate per tanti versi, a partire da quello di non consentire che vi partecipino elettori estranei e lontani dal PD, come era già avvenuto nelle primarie del 14 ottobre del 2007 e come purtroppo è avvenuto ancora in queste di domenica, ma la loro sopravvivenza continuerà a caratterizzare il DNA e la cultura politica del Partito, come soggetto politico aperto, degli iscritti, dei militanti ma anche degli elettori che, in quanto tali, hanno diritto ad una quota di sovranità, almeno nelle scelte fondamentali. Nel merito di questo risultato, il giudizio non cambia, è lo stesso che ho espresso nel corso di questi due mesi, ad urne lontane. La squillante vittoria della “Bersani” in Calabria non corrisponde ad un successo politico, ma all’affermazione di un potente cartello elettorale. Il peso degli apparati politico-istituzionali, che si è espresso in tutta la sua forza d’urto e in tutte le direzioni, ha annichilito il voto d’opinione. La scelta delle tre liste concorrenti tra loro, messa in campo con l’obiettivo di decidere a chi spettasse la supremazia all’interno della mozione di maggioranza in vista delle regionali, ha scatenato una fortissima competizione che, se ha pagato molto in termini elettorali, renderà però alquanto problematica la composizione di un gruppo dirigente coeso e di una chiara e netta linea politica. Stando così le cose, Carlo Guccione sarà chiamato ad un compito non invidiabile. Gli auguro di farcela e gli rivolgo un sincero “in bocca al lupo” per quanto lo aspetta. Per parte mia, ho da ringraziare tanti, da chi mi ha concesso l’onore di rappresentare la mozione, a quanti ho avuto modo di conoscere in questi tre mesi e con i quali ho stabilito un rapporto di conoscenza, di stima e di amicizia. Porterò a lungo il ricordo di una esperienza esaltante che mi ha insegnato tanto. Spero di non aver deluso chi ha creduto in me e mi auguro che il PD della Calabria sappia essere il PD di tutti, di chi ha voluto dare “un senso a questa storia”, di chi si è battuto per “liberare il futuro” e di chi pensa ad un “PD da vivere, per cambiare l’Italia”.
Pino Caminiti – candidato a segretario regionale Pd