Reggio Calabria. Una serata importante sul fronte dell’impegno antimafia e per la ricerca di nuove collaborazioni tra realtà che vogliono contrastare la criminalità organizzata. E’ quella vissuta dal segretario generale della Cgil Metropolitana di Reggio Calabria-Locri Francesco Alì che ha partecipato ieri al secondo meeting della legalità di Quarrata, in provincia di Pistoia. Il percorso avviato in questi anni dal sindacato reggino sul terreno della legalità, della giustizia sociale, del contrasto alla criminalità organizzata è stato uno dei protagonisti dell’importante rassegna che si chiude domani in Toscana.Nella discussione su “Mafia e criminalità – i costi dell’illegalità” – alla quale hanno partecipato tra gli altri Giovanni Chinnici, figlio del magistrato ucciso il 29 luglio 1983, Calogero Parisi, presidente della Cooperativa Lavoro e non solo nata sui terreni confiscati alle cosche in Sicilia, Dino Paternostro, segretario generale della Cgil di Corleone, Antonio Chelli, dirigente della cooperazione toscana e Marcello Magrini, presidente Arci Pistoia, Pina Grassi, la vedova di Libero Grassi, il commerciante siciliano ucciso da Cosa nostra – Francesco Alì ha sottolineato come lavoro e legalità sono “due facce della stessa medaglia” e che lungo “questo duplice filo si deve muovere un sindacato moderno, capace di leggere la società e di stare tra le persone, di cogliere il senso di frustrazione dei giovani per tentare di offrire loro una via d’accesso credibile alla libertà individuale e ai diritti sociali e civili”. Un percorso ormai intrapreso dalla Camera del lavoro metropolitana di Reggio Calabria – Locri cercando di “andare dentro i posti di lavoro, uscire dai luoghi tradizionali del lavoro per stare dentro le dinamiche sociali”.
Secondo Francesco Alì, “passione, impegno, sudore e rigore sono le linee guida che un sindacato deve utilizzare per affrontare il problema del lavoro (del non-lavoro, del lavoro nero, del precariato) in una città del Sud come Reggio Calabria”. In un mercato del lavoro economicamente asfittico e non trasparente, spesso controllato da certa politica, da certe istituzioni o, peggio ancora, dalle cosche, ha spiegato Alì nel suo intervento, “il sindacato deve farsi carico di costruire una rete di assistenza e protezione per i lavoratori. Che, grazie alla Cgil e alle organizzazioni sociali più impegnate – ha insistito – devono avere la possibilità di rivendicare i propri diritti ed esercitare fino in fondo le proprie libertà: difendere il lavoro di una persona significa sottrarla dal ricatto occupazionale e dalle insidie del salario facile della ‘ndrangheta”. Nel corso della discussione, nella quale sono emerse numerose potenzialità del fronte antimafia, Francesco Alì ha spiegato che “non è abbastanza”. Non può esserlo al Sud, e “in una terra ricca di contraddizioni come Reggio Calabria e la sua provincia che guardano allo Stretto e al Mediterraneo e non sanno liberarsi delle scorie mafiose. Per questa ragione – ha spiegato Francesco Alì – ogni giorno siamo a lavoro. Per questa ragione, ha senso fare sindacato e cercare collaborazioni con associazioni, la migliore parte della politica, i cittadini”.
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