Palermo. Dopo l’operazione denominata “Grande Mandamento” avvenuta nel gennaio 2005, concretizzatasi con l’arresto di più di 50 personaggi di spicco appartenenti alla criminalità organizzata palermitana, con la quale è stata smantellata la nota rete di fiancheggiatori del capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo, hanno posto in atto una vasta serie di accertamenti basati su un’accurata analisi economico finanziaria dei soggetti coinvolti.
A seguito di tale attività il Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione, concordando con le risultanze investigative prodotte dai Carabinieri, ha emesso un provvedimento di confisca dei beni del valore complessivo di circa 1 milione di euro irrevocabilmente giudicati tra le disponibilità economico-imprenditoriali riconducibili a un 69enne, reggente della città di Baucina e un 65enne elemento di spicco della città di Ciminna, entrambi tratti in arresto nell’operazione “Grande Mandamento”.
I beni confiscati sono appezzamenti di terreno siti nei comuni di Bolognetta, Ciminna e Pollina e due appartamenti siti in Casteldaccia a Pollina.
Nel medesimo contesto il Tribunale di Palermo ha disposto inoltre a carico del primo l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di tre anni e mesi sei e a carico del secondo, l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni uno e mesi sei.
Le indagini dei Carabinieri di Palermo proseguono nell’analisi delle attività illecite della Mafia e dei patrimoni, che nell’era del mercato globalizzato, sempre più spesso ricicla i propri profitti criminali al di fuori del territorio nazionale dove è più difficile l’attività di contrasto. L’ingerenza e l’infiltrazione della Mafia nel tessuto socio-economico, produttivo, amministrativo e politico nazionale è una realtà che obbliga ad un alto livello di vigilanza e di controllo. Il riciclaggio di capitali illeciti nel sistema economico e finanziario permette alle organizzazioni criminali di entrare in contatto con i circuiti legali dell’economia e della finanza e contestualmente di ingerire a tal punto da distorcere le regole del mercato e della concorrenza.