di Domenico Grillone
Reggio Calabria. Quello che sta succedendo riguardo alla vita dell’Hospice, la struttura per malati terminali situata nel quartiere di San Sperato, è veramente paradossale. Il rischio chiusura, o quantomeno di un drastico ridimensionamento, è palpabile: gli operatori non percepiscono lo stipendio dal mese di giugno ed ancora nessuna soluzione si profila all’orizzonte per sistemare definitivamente la questione. E’ di oggi il comunicato stampa della Commissione straordinaria che imputa alla Regione il mancato finanziamento della struttura che, lo ricordiamo ancora una volta, è pubblica con l’apporto del privato no profit riguardo la parte gestionale. In pratica la struttura, nata grazie al terreno, al progetto e 100mila euro messi a disposizione dalla Lilt – Lega Italiana per la lotta contro i tumori – funziona grazie alla firma della convenzione tra l’ex direttore generale dell’allora Asl 11, dottoressa Lidia D’Alessio, e la stessa Lilt. Da allora, parliamo di un paio d’anni addietro, non si è mai risolta questa questione con la naturale presa d’atto dell’azienda sanitaria e l’immissione in bilancio delle spese sostenute dall’Hospice. Anzi, la situazione è precipitata. Nel senso che la Commissione straordinaria ha ravvisato alcune irregolarità, ma assolutamente formali, all’atto della costituzione della struttura di Via delle Stelle. Un intoppo burocratico dal quale ancora non si riesce a venire a capo.
E’ questa la grande vergogna che indigna l’opinione pubblica: il non sapere uscire fuori da un impasse semplicemente burocratico, mentre nel frattempo la struttura rischia la chiusura o una drastica diminuzione dei ricoveri e del numero degli operatori. Perché se da una parte la Commissione straordinaria afferma che è l’ente regionale a dover accreditare la struttura sanitaria, la Regione dice esattamente il contrario per bocca di alti dirigenti dell’assessorato regionale alla Sanità, citando il decreto del 18 giugno del 2009, articolo 65, secondo cui le strutture pubbliche sanitarie sono accreditate per legge, sia pure in via temporanea. E la Regione, su richiesta dell’Asp, può provvedere all’accreditamento definitivo. Assurdo anche l’atteggiamento della Regione, che non comunica in maniera chiara e perentoria all’Asp 5 la possibilità di accreditare da subito l’Hospice. All’Asp si potrebbe imputare un atteggiamento che sembra di disinteresse, quasi di ostilità, specie quando la stampa si preoccupa di questa situazione di stallo e denuncia i ritardi e le incongruenze di tutto il sistema. Più volte il personale dell’Hospice, attraverso i suoi rappresentanti ed i sindacati, hanno invitato la stessa Commissione a recarsi nella struttura per esprimere direttamente al personale l’apprezzamento per il lavoro svolto, ed apprezzato da centinaia di reggini che hanno avuto a che fare con l’Hospice per il ricovero dei propri familiari, e discutere dei problemi spiegando le ragioni del mancato accreditamento. Ma inutilmente. La verità è che, ancora una volta la sanità resta una parola vuota. E questa vicenda lo dimostra ampiamente.