Reggio Calabria. Ma quali precisazioni? Polemica. Il termine, spesso abusato, fa espresso etimologico riferimento a “ciò che attiene alla guerra”.
Ora, che ci sia stata tra me e il Sindaco Scopelliti una guerra verbale durante la campagna elettorale, è cosa evidente. Ultimamente, però, sotterrata l’ascia di guerra, abbiamo cercato – ognuno dalla postazione personale e politica che gli compete – di intrattenere un rapporto corretto e cordiale nell’interesse vero della Città.
Questo ha portato vantaggi evidenti alla cosa pubblica. Dalla questione risolta della Fondazione dell’Hospice La Via delle Stelle, a quella dei Bronzi di Riace, per citarne qualcuna. Un fatto rilevante e di alto spessore, soprattutto se contrapposto ai sempre no ed ai sempre si delle due parti politiche estreme.
È da registrare, però, che questa pax feconda infastidisce e fa temere molta gente. Soprattutto fra i cortigiani del Sindaco: sia quelli laici che, mirabili dictu, quelli ecclesiastici, o meglio, di quelli tra il clero che sotto mentite spoglie vestono l’abito talare o che erano lì lì per farlo…….ma poi si sono pentiti. O che magari l’hanno dismesso, di fatto.
Non ci si può spiegare, altrimenti, come si possa dare rilievo ad una battuta detta in un particolare contesto, per farne, poi, un vessillo di evidente forma di captatio benevolentiae o, se preferite, più prosaicamente, di vassallaggio.
Il riferimento è preciso. Mi ha stupito infatti, non poco, la nota a firma dell’avv. Paolo Arillotta che avrebbe avuto la pretesa di “precisare”, non si sa bene cosa, in merito alla presunta “polemica tra me ed il Sindaco in merito alla questione Italcitrus”. Non riesco a comprendere dove l’aulico italiano usato dal noto politico reggino volesse andare a parare.
Cita un episodio marginale, costringendo qualche quotidiano locale a parlare di “strana euforia” nell’aver io appreso della notizia (sentenza) secondo la quale il primo cittadino sarebbe stato (è) condannato, in prima istanza, al risarcimento del danno erariale causato dall’acquisto incauto dell’ex impianto fatiscente Italcitrus, per due milioni e mezzo di euro.
Vero è che ho incontrato, a tarda sera sul Corso Garibaldi, deserto, Paolo Arilotta, davanti al Teatro Siracusa, dove andava in scena una commedia di De Filippo. Vero anche che l’ho invitato ad entrare e che ho voluto, per cosi dire, giustificare il suo garbato rifiuto, scherzosamente riferendolo, “al lutto” per la batosta inferta dalla Magistratura contabile, alla sua parte politica. Al suo goffo tentativo di addossare al Consiglio la responsabilità dell’acquisto scellerato, ho ribadito, senza alcun “fragore”, che il Giudice non l’aveva pensata come Lui (che peraltro contrariamente a quanto afferma, conosceva bene i termini della questione… al punto da tentare una strenua difesa d’ufficio del Sindaco). La cosa si è svolta tra un sorriso ed uno scherzo, alla presenza di tre sole persone, peraltro della sua stessa parte politica. Tutto qui.
Che cosa abbia riferito, poi, al Sindaco nell’attività delatoria, costume di una parte residuale della nostra Città, tanto da indurre ancora una volta in errore Scopelliti, non mi è dato sapere. Strano che Egli lo riferisca in terza persona.
Della vicenda, risulta paradossale, che io debba essere costretto a difendere la mia giusta soddisfazione, non nel vedere condannato il Sindaco (la qual cosa non può che umanamente dispiacermi), ma nel vedere trionfare una mia posizione ed un mia battaglia, che tanto mi è costata, sia durante la competizione elettorale che dopo. L’Arilotta finge di non sapere che ho dovuto (ed ancora devo) difendermi dall’accusa di diffamazione (per un fatto risultato vero e reale) nei confronti di persone coinvolte nella vicenda che richiedono, addirittura una cifra da capogiro, per riparare il danno… informativo (sic!).. Legittima dunque la mia soddisfazione nel vedere trionfare, una volta tanto, la giustizia ed i miei assunti. È peccato anche questo? Avrei dovuto, ipocritamente, dichiarare di essere scontento di aver vinto?
Non ho mai dimostrato alcuna euforia. C’è ben altro che ispira in me tale stato d’animo. Con un po’ più di contenuto e spessore.
Ho solo sottolineato che avevo ragione quando denunciavo una fatto perpetrato ai danni della Città. Punto e basta. In questa epoca, dove l’importante non è avere ragione, ma trovare chi te la dia, sarà pur consentito esternare ciò che si pensa o, è entrato in vigore il reato di lesa maestà?
Quelli come Arillotta farebbero bene a registrare la sconfitta “legale” e non cercare nei miei atteggiamenti legittimi, la scusa per distogliere l’attenzione della gente dal fatto vero, per ricondurlo ad un livello infimo e squallido di presunta polemica. Il fatto, giudicato dalla Magistratura Contabile, è che Scopelliti ed i suoi tecnici hanno avuto torto ed io ragione. Il resto è chiacchiera.
Io non ho nulla di personale contro Scopelliti, tranne il fatto che dovrebbe farsi consigliare meglio. Ambedue abbiamo gli stessi obiettivi: diversa la via per raggiungerli. Qualche volta ci incontriamo, talaltra no.
Ci sono due Scopelliti: uno affabile, razionale e positivo, quando è a quattr’occhi. L’altro, da Principe Machiavellico, quando è attorniato dai cortigiani. Con il primo ci parlo, dal secondo mi tutelo.
Caro Nicola Giunta, perdona chi ti cita “a muzzu”.
Eduardo Lamberti-Castronuovo