Facoltà di Architettura, i sei “no” del professore Costa al Bilancio

Facoltà di Architettura dell'università Mediterranea
Facoltà di Architettura dell'università Mediterranea

Il consiglio di facoltà di Architettura approva il bilancio, ma il professore Enrico Costa dice no per 6 ragioni.
Intervenendo alla seduta straordinaria ed a ranghi ridotti del Consiglio di facoltà (unico punto la questione “Bilancio”), durante la quale sono stati preannunciati “lacrime e sangue” per una grave situazione determinata né dai docenti né dagli studenti, che però dovranno pagare per tutti, il presidente del Corso di laurea in Urbanistica, Enrico Costa, ha manifestato la propria forte preoccupazione per i toni, i modi ed il contenuto, “tutti inappropriati” e più in generale per il “metodo poco decoroso” dell’appello sulla grave situazione delle finanze della Mediterranea rivolto nei giorni scorsi, sulle pagine del Quotidiano della Calabria, dal rettore Massimo Giovannini alle autorità istituzionali regionali, provinciali e comunali.
“Fin da luglio si sarebbero potuti convocare, come da mia richiesta, gli stati generali della nostra Università, e coinvolgere tutti noi nella individuazione e risoluzione dei problemi, ma non lo si è voluto fare, si è preferito navigare a vista, perdendo tempo prezioso e prendendo le cose così come venivano – scrive in una lunga e articolata nota stampa, il professore Costa – Ed ecco davanti a noi una situazione prossima al collasso, rispetto alla quale, non conoscendo l’entità dei tagli che saranno decisi e calati dall’alto, il documento di bilancio di Architettura, che pure rappresenta il risultato del grande impegno e dell’alta professionalità dei nostri funzionari, e che ci si chiede di approvare, è comunque destinato a rimanere un pezzo di carta, stravolto dalle decisioni degli organi superiori dell’Ateneo. Perché approvarlo?”. Quindi, il decano di Urbanistica esprime il proprio dissenso al momento di votare il Bilancio della Facoltà, e spiega i sei motivi.
“1. Prima della crisi, siamo stati letteralmente martellati da un’informazione che ci annoverava fra i cosiddetti atenei virtuosi proprio perché i nostri bilanci erano a posto. Poi, all’improvviso, ci è stata rivelata l’amara verità. Di punto in bianco abbiamo smesso di pavoneggiarci, accantonando a forza i fastidiosi toni trionfalistici del tutto va bene.
2. Non ci viene spiegato in alcun modo perché quella coccarda, che tanto orgogliosamente portavamo appuntata sul petto, sia diventata un disonorevole bollino rosso, e neanche ci si dice a quanto ammonta quello che viene pudicamente chiamato sbilancio dell’Ateneo. Quando ci verrà rivelata la verità vera?
3. Non c’è spiegazione su come perché e per chi lo sbilancio si è creato, su quali misure puntare perché gli inevitabili tagli non blocchino il consolidamento e la crescita della Mediterranea quale soggetto protagonista sul piano della ricerca e della formazione, al passo con la concorrenza nazionale ed internazionale e motore di sviluppo locale.
4. Piuttosto che coinvolgere i saperi  e le intelligenze di tutte le componenti dell’Ateneo (questo era il senso della proposta di riunire i nostri stati generali), si rimane arroccati nel chiuso delle stanze, sognando iniziative che non fanno punteggio e bruciano risorse. Mostre, stagioni teatrali, corsi per sartine, pasticceri e profumieri, porte aperte (e chiuse).
5. Si fa intuire che la crisi la pagheranno gli studenti non con l’aumento delle tasse, ma con il pagamento dei servizi (che gli studenti già pagano con le tasse) e, fatta la gaffe, si cerca goffamente di rassicurare i loro rappresentanti che così non sarà, proprio mentre, in contemporanea, presso il rettorato propongono, senza mezzi termini, l’aumento delle tasse.
6. E, senza un progetto credibile, si chiede alle Istituzioni di soccorrerci su gravi problemi. Con il cappello in mano, pensando proprio sotto elezioni di poterlo riempire di soldi a fondo perduto, avendo trascurato per tre anni un rapporto paritario e coinvolgente con Regione, Provincia e Comune salvo proporre, e riproporre, effimero, effimero ed effimero”.

Exit mobile version