Reggio Calabria. Di seguito il testo del documento programmatico in cui sono racchiuse le motivazioni che stanno alla base della scelta operata dal presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, di partecipare alle primarie calabresi per la scelta del candidato alla guida della Regione, previste per il prossimo 10 gennaio. Scelta ufficialiazzata stamani da Bova nella sala Commissioni del Consiglio regionale.
La Calabria prima di tutto
La Calabria ha bisogno di una guida ed i calabresi hanno il diritto di stringere un patto, attraverso elezioni primarie, con una personalità di cui fidarsi fino in fondo e che abbia nella testa e nel cuore questa terra prima di tutto. La Calabria non è una rampa di lancio per folgoranti carriere politiche o una tappa di passaggio. Condurla oltre il guado è la sfida di una vita, e chi si candida a guidarla deve sapere che il suo futuro è qui: non ci sono altre caselle da riempire. La Calabria, in sostanza, ha bisogno di una classe dirigente autonoma e che abbia senso di sé, di una forza sperimentata, in grado di interpretare la complessità di questo territorio perché lo conosce a fondo. Qualcuno che non abbia grilli per la testa e che non faccia parte del solito teatrino della politica, che sia munito della giusta testardaggine ed ostinazione, in grado di rimboccarsi le maniche con serietà per tentare di risolvere i problemi che affliggono questa regione agendo con rigore, sobrietà, onestà e impegno, mandando in soffitta vecchi riti ed un certo “nuovismo” vuoto di contenuti.
Premessa
I principi a cui mi sono sempre ispirato sono quelli di lealtà e di responsabilità. Ho agito così anche in questi cinque anni di legislatura, nello svolgimento della mia funzione di presidente del Consiglio regionale. Lealtà nei confronti dei cittadini, della comunità calabrese, del Consiglio regionale e della maggioranza di cui faccio parte. Responsabilità, istituzionale innanzi tutto, ancor più dopo l’uccisione del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno. Ritengo che anche grazie a questo senso di responsabilità sia stato possibile concludere positivamente l’ottava legislatura, sia stato evitato il collasso e siano state assunte iniziative in grado di rendere l’istituzione Consiglio elemento positivo ed innovativo per la Calabria. Tutto questo malgrado si fosse rafforzata, all’avvio della legislatura, quell’immagine negativa che ha avvolto per un lungo periodo come una cortina Palazzo Campanella, ribattezzato in senso dispregiativo “l’Astronave” o addirittura “il Consiglio degli indagati”. Al riguardo, se per un verso, dopo il delitto Fortugno, le iniziative assunte dalla magistratura per scandagliare questa Assemblea legislativa e tutto il mondo politico calabrese sono state assolutamente giuste e probabilmente necessarie, oggi, a conclusione del mio mandato, l’immagine del Consiglio regionale mi sembra radicalmente mutata. Grazie ad una serie di iniziative e di provvedimenti di legge assunti nel corso di questa legislatura, il Palazzo è visto ora come sinonimo di affidabilità, dignità e decoro. Questo cambio di passo può essere sintetizzato con un’immagine, quella legata alla recente vicenda dei Bronzi di Riace. Chi, infatti, cinque anni fa, avrebbe mai ipotizzato di custodire ed esporre nel “Consiglio degli indagati” alcune tra le più importanti testimonianze al mondo dell’arte magnogreca? Oggi questa scelta appare naturale; anzi, la migliore possibile.
A questo risultato siamo giunti anche grazie al fatto che, nel momento più difficile della legislatura, non siamo rimasti sulla difensiva, ma abbiamo lavorato in maniera aperta, propositiva, mettendo a punto strumenti in grado di rafforzare l’autonomia dei calabresi ed esaltando contemporaneamente il principio di responsabilità. Una tappa essenziale di questo percorso è stata, senza dubbio, la Convenzione “Doveri – Diritti” del 13 marzo 2007. In quell’occasione chiamammo a raccolta tutto il sistema delle autonomie calabresi per stipulare assieme un nuovo patto per il futuro della Calabria. Ma accanto a questo vi sono stati altri passaggi cruciali. Penso, ad esempio, all’approvazione del nuovo regolamento interno che prevede, unico caso in Italia, la decadenza automatica da tutti gli incarichi in caso di semplice rinvio a giudizio per associazione mafiosa. Penso ai tagli ai costi della politica, che hanno consentito di avviare un progetto pilota come quello dei voucher per i migliori giovani laureati calabresi, o ancora alla riscoperta e alla valorizzazione dei giacimenti culturali di questa regione. Un percorso, questo, che partendo dalle radici della comunità calabrese, nelle diverse scansioni che ne hanno caratterizzato la storia, “dal Mito alla Fede”, ne ha rafforzato l’identità.
Il mutato quadro politico
Dall’aprile 2005 ad oggi, il quadro politico è cambiato quasi completamente e più volte. Prima il governo Berlusconi, poi due anni di Prodi, poi ancora Berlusconi. Le ricadute in Calabria di questi cambiamenti sono state profondissime. Un partito come l’Udeur, all’epoca delle Regionali 2005 nostro alleato con un significativo dieci per cento dei voti, si è praticamente sfarinato. Due partiti-cardine dell’Unione, come il Pdci e Rifondazione comunista, hanno subito un secco arretramento e sono rimasti ora addirittura fuori sia dal Parlamento nazionale che da quello europeo. La stessa compagine dei Socialisti si è andata ulteriormente assottigliando. Di contro, l’Udc, dalle ultime Politiche, ha deciso di uscire dalla coalizione con Berlusconi e ha scelto la strada di un percorso autonomo rispetto all’attuale governo del Paese, che Casini, così come facciamo noi, critica per l’impostazione lego-nordista e per la cancellazione del Sud dall’agenda politica. I pericoli per il Paese sono altissimi, perché tutto questo corre il rischio di aggravare la pesantissima crisi economica dell’Italia, facendo pagare il prezzo più alto a due tra le cellule fondamentali della nostra società: per un verso la scuola e il sistema dell’istruzione, per l’altro la famiglia, quale società primigenia e ancora oggi spina dorsale del Paese. Sui temi della formazione e dell’istruzione, compresa quella universitaria, e sulle politiche a sostegno delle famiglie, dovrà poggiare uno dei pilastri essenziali del futuro programma di governo per la Calabria.
In questo quadro, su un piano istituzionale, in Consiglio regionale ho avviato un lavoro puntuale e sistematico di ricerca, valorizzazione e sottolineatura di un rapporto positivo con l’Udc che, dunque, non è frutto di improvvisazione, né in alcun modo figlio di una mera contingenza elettorale. Non è un caso, infatti, che tutte le leggi più importanti approvate, anche recentemente, dal Consiglio regionale siano passate con il voto favorevole della maggioranza e dell’Udc: basti pensare alla legge sulle primarie, alla riforma dello Statuto e anche all’ipotesi di riforma della legge elettorale.
Il perché della candidatura
Rispetto alla deriva nordista dell’attuale governo nazionale, la prima esigenza da sottolineare e soddisfare è dunque quella di creare una nuova coalizione, che porti al superamento degli equilibri precedenti, che marchi una discontinuità rispetto all’Unione e che abbracci non solo l’Udc ma anche assai significative forze autonomiste. L’obiettivo è innanzitutto quello di inverare la prima parte dello Statuto, promuovendo un nuovo patto politico-sociale che veda parimenti protagonisti tutti i territori e tutte le comunità della Calabria.
Il motivo di questa candidatura alle primarie nasce da una valutazione serena e costruttiva di quanto fatto in questa legislatura. Sono stati cinque anni di luci ed ombre, che – a mio avviso – pongono ineludibilmente la necessità di affrontare innanzitutto, in maniera del tutto inedita, due grandi questioni di fondo.
La prima questione è e resta la sanità. E’ stato commesso un errore imperdonabile: quello di non aver voluto comprendere la gravità della situazione e la voragine debitoria che la passata legislatura ci ha consegnato. Tutto questo ha comportato che una parte del debito strutturale del comparto sanità si sia trascinato anche in questa legislatura. Per ciò che rappresenta la questione salute per i cittadini, per il fatto che la sanità assorbe i due terzi del bilancio regionale e infine per le scelte scellerate del governo nazionale sul federalismo fiscale, tutto questo rappresenta un vero e proprio macigno sulla strada del necessario risanamento del sistema sanitario regionale. Ora non bisogna fare un altro errore parimenti grave, praticando un approccio esclusivamente ragionieristico rispetto al piano di rientro. Così facendo, alla fine del ciclo di risanamento finanziario, ai cittadini sarebbe riconsegnata una sanità tale e quale a quella di oggi, se non addirittura peggiore: cioè nessun risultato sul taglio delle liste d’attesa, nulla sul piano dell’emergenza, compresa quella cardiologica, nulla che contrasti il dramma dell’emigrazione sanitaria. Il primo rientro da ottenere è invece quello nella normalità, ponendo fine ai troppi casi di malasanità.
L’altra questione fondamentale è l’esigenza di creare un nuovo modo di interpretare le funzioni di Presidente della Regione. La legge costituzionale n. 1/1999 ci ha consegnato un modello di presidente della Regione rafforzato per poteri e funzioni. Uno dei maggiori limiti di questa riforma consiste nella maniera in cui questo ruolo si presta ad essere interpretato da taluni presidenti di Regione, specie nel Mezzogiorno, dove si sono create delle forme di potere personale praticamente assoluto. La mia idea è quella di un presidente della Giunta che svolga invece, con equilibrio e autorevolezza, un ruolo di garante istituzionale nei confronti della comunità regionale e della coalizione che lo esprime, sia rispetto all’attuazione del programma, sia nell’esercizio delle funzioni che la legge gli attribuisce. In tal senso, non è solo auspicabile, ma addirittura necessario che il presidente della Regione agisca esaltando la funzione legislativa, di controllo e di indirizzo del Consiglio regionale, quale architrave del sistema democratico calabrese, ed instauri un proficuo e sistematico rapporto di cooperazione istituzionale con i soggetti protagonisti della vita economica, sociale, politica ed amministrativa regionale, a tutti i livelli. In questo quadro diventa questione prioritaria assumere atti e provvedimenti amministrativi tesi a predisporre un sistema di procedure che renda quanto più possibile automatici, obiettivi e trasparenti i processi decisionali del presidente della Regione, sia in direzione del conferimento degli incarichi di alta amministrazione, sia nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Per rafforzare questa impostazione, nella prossima legislatura, dovrà essere avviato un progetto di legge costituzionale, d’iniziativa della Regione, per una riforma del Titolo V finalizzata a temperare i poteri dei presidenti delle Regioni, senza comunque tornare agli errori ed alle debolezze della cosiddetta Prima Repubblica, ma garantendo maggiore equilibrio e responsabilità nell’articolazione dei poteri regionali.
Idee per un programma
Parlare di un vero e proprio programma elettorale, in questa sede, rischia di essere fuorviante. Anche perché il programma nascerà dalle intese con e tra le forze politiche, nonché con le realtà sociali, imprenditoriali e associative che compongono la nostra comunità. Tuttavia, è evidente che consideriamo prioritari, oltre a quelli sopra citati, alcuni altri temi ed interventi.
Il territorio. Il massimo fattore di rischio e, contemporaneamente, il più alto potenziale di crescita per la Calabria è rappresentato dal suo territorio. Ecco perché dovremo puntare sulle politiche di difesa e messa in sicurezza del suolo, nonché di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali, paesaggistici ed ambientali, che costituiscono la nostra vera grande opportunità.
Attività produttive. Occorre imprimere un’accelerazione fortissima alle politiche a servizio del sistema produttivo ed imprenditoriale calabrese, ricorrendo a meccanismi automatici come il credito d’imposta e ad altri strumenti a sostegno delle imprese, puntando sulle energie alternative e favorendo politiche di internazionalizzazione che abbiano nella piattaforma logistica intermodale dell’area e del porto di Gioia Tauro il loro punto di eccellenza.
Emergenza ambientale. La questione ambientale è oggi una vera e propria emergenza, la più grave, assieme alla sanità, che la Calabria è chiamata ad affrontare. L’esigenza fondamentale è quella di procedere alla bonifica e al risanamento del territorio e del nostro mare, sviluppando un sistema di raccolta dei rifiuti moderno, che ci consenta di uscire definitivamente dall’emergenza.
Giovani e merito. Abbiamo avviato il progetto pilota dei voucher per i migliori giovani laureati calabresi. Questa esperienza riguarda, in atto, 500 stagisti ma nelle nostre intenzioni deve trasformarsi in un progetto più ampio e sistematico che, nell’arco del prossimo quinquennio, interessi e coinvolga il maggior numero di giovani eccellenze calabresi, non limitando questa esperienza al sistema degli enti pubblici locali, ma estendendola al mondo delle imprese e promuovendo relazioni ed esperienze internazionali.
Rafforzare le politiche virtuose già avviate in questa legislatura. Occorre continuare a promuovere la cultura della legalità e la lotta alla ‘ndrangheta, dando forza, risorse e strumenti alla stazione unica appaltante; dare corso alla liquidazione degli enti inutili e dei carrozzoni; procedere sulla strada del contenimento dei costi della politica e della trasparenza.
Politiche di riequilibrio. A partire dalla prossima legislatura dovremo mettere assieme, attorno a un tavolo, il mondo dell’impresa, i sindacati, le associazioni e i gruppi, perseguendo un’idea di fondo: quella dello sviluppo equo, sostenibile ed armonioso dei diversi territori che compongono la nostra regione, evitando interventi a pioggia ma dando sistematicità a politiche di riequilibrio territoriale. Niente più figli e figliastri, ma cinque province che marciano assieme per costruire con audacia una nuova Calabria, che abbia più voce in Italia, in Europa e nel Mediterraneo.