Catania. Riunita per la prima volta la Collezione Finocchiaro

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Castello Ursino punto e a capo. E’ stata inaugurata stamani al Castello Ursino la mostra dedicata alla Collezione Finocchiaro che, fino al 21 marzo prossimo, vede riuniti per la prima volta in un’unica esposizione una cinquantina di dipinti appartenuti al giureconsulto catanese Giovan Battista Finocchiaro e da lui assegnati con lascito testamentario alla città di Catania nel 1826. Si tratta del “gioiello” più prezioso fra i tesori d’arte custoditi all’interno del Castello e resi finalmente fruibili alla cittadinanza e ai visitatori forestieri grazie a questa mostra organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania con il sostegno dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali guidato da Nicola Leanza e in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania che ha messo a disposizione le opere e le sale del Castello Ursino.
All’inaugurazione hanno preso parte il presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’assessore Leanza, il sindaco Raffaele Stancanelli, gli assessori comunali Fatuzzo e Arcidiacono e il soprintendente Gesualdo Campo. “Questa mostra della Collezione Finocchiaro – ha detto Lombardo – per me, catanese, è stata un’autentica sorpresa che mi ha dato anche l’occasione di visitare le antiche mura e il fossato del Castello Ursino, portate alla luce da un recente restauro. Nei magazzini del Castello si trovano, tra quadri e reperti d’ogni genere, circa 20 mila tesori che potrebbero riempire cento musei. Ci si può dunque rendere conto di quale patrimonio straordinario, grazie all’impegno dell’assessore ai Beni culturali Leanza, il nostro governo sta facendo tornare alla luce, grazie anche a restauri finanziati dai fondi strutturali”. Leanza ha sottolineato il ruolo di Catania come città “capitale dell’arte” per via delle tre grandi mostre inaugurate in questo weekend che si aggiungono a quella di Burri e Fontana a Palazzo Valle. “Il nostro obiettivo – aggiunge l’assessore Leanza – è quello di far uscire i tantissimi tesori oggi chiusi nei magazzini del castello per dar vita a esposizioni, permanenti e non, in tutta la Sicilia. Questo governo conferma la linea secondo cui la promozione culturale è volano di sviluppo, crea occupazione e scaccia l’illegalità”. Il Soprintendente Campo ha sottolineato come questa esposizione “dia la misura dell’ingente e rilevante patrimonio storico artistico delle collezioni civiche e costituisca a un tempo un campanello d’allarme per scongiurare ulteriori dispersioni”. Di “giorno storico” parla l’assessore Fabio Fatuzzo “Tra i dipinti esposti – dice l’assessore comunale alla cultura – ci sono anche quelli che erano sotto sequestro e che il giudice ha ritenuto di dissequestrare: aspettiamo adesso che venga dissequestrata l’intera struttura per poter mostrare a tutto tondo questo magnifico castello, recentemente restaurato”.
Curatore scientifico de “La Collezione Finocchiaro del Museo Civico di Castello Ursino” è Luisa Paladino che ha spiegato come, “pur dimezzata da una lunga storia di dispersioni, oblìo e incuria l’esposizione riunita della quadreria Finocchiaro (originariamente costituita da 123 pezzi ridottisi a 74) è il primo frutto di quest’opera di indagine sui tesori semi-sconosciuti del Castello Ursino. “Dei 52 dipinti in mostra – aggiunge la Paladino – metà sono inediti, dunque fonte di grande interesse per gli studiosi e gli appassionati. Riunire questa preziosa raccolta, la cui identificazione è stata un’operazione impegnativa e importante, vuol essere un’occasione per svelare alla città lo spessore culturale della sua storia passata e, auspichiamo, anche di quella futura”.
Tre storiche dell’arte della Soprintendenza hanno collaborato alla realizzazione della mostra – Roberta Carchiolo, Stefania Maugeri e Maria Busacca – mentre l’allestimento è stato curato dall’architetto Giovanni Patti che ha seguito anche quello spettacolare della Wunderkammer nell’ex Manifattura Tabacchi inaugurata ieri insieme a Pulcherrima Res in via Crociferi (Chiesa San Francesco Borgia). Documento-chiave per l’identificazione delle opere di Finocchiaro è stato per gli storici della Soprintendenza l’elenco contenuto nel verbale che nel 1826 accompagnò il viaggio di questi dipinti sbarcati a Catania da Palermo su un veliero chiamato La Fortuna, e consegnati al principe cadetto Manganelli.
Fra le 52 opere superstiti esposte nel Museo Civico – testimoni delle predilezioni pittoriche dei collezionisti palermitani fra il Sette e l’Ottocento – figurano veri gioielli delle collezioni civiche: soggetti religiosi con incursioni nei generi mitologico, allegorico, del paesaggio, del ritratto, della battaglia e d’historia antica. In mostra opere di Polidoro da Caravaggio, Simone de Wobreck, Matthias Stomer, Pietro Novelli, Giacomo Lo Verde, Mattia Preti, Gaspare Serenarlo e Giuseppe Patania, pittore contemporaneo del proprietario-mecenate Giovanbattista Finocchiaro, che a Palermo fu Primo Presidente della Gran Corte di Giustizia del Regno di Sicilia.
Fra le curiosità in mostra anche l’unica copia esistente del quadro di Caravaggio rubato 40 anni fa a Palermo dalla mafia: ovvero quella “Natività fra i Santi Lorenzo e Francesco” realizzata da un pittore contemporaneo di Michelandelo Merisi, Paolo Geraci. Dell’originale “Natività”, com’è noto, non si sa nulla dal 1969 anche se recentissime rivelazioni del pentito Spatuzza la danno per distrutta dai topi.

Orari da lunedì a sabato 9-13 e 15-19. Domenica 8.30-13.30. Ingresso libero.

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