Reggio Calabria. Il 2 gennaio del 1960 moriva a Tortona Fausto Coppi, il “Campionissimo”, il ciclista e l’atleta italiano forse più famoso e amato che, insieme a Gino Bartali, ha segnato l’epoca d’oro del ciclismo “pedalato” dove contavano la preparazione atletica, l’intelligenza nel saper dosare le proprie forze, e una buona dose di umanità. A tale evento, cinquanta anni dopo, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 29 dicembre alle ore 18,00 presso la Chiesa di San Giorgio al Corso con l’intervento di Biagio D’Agostino. Corridore completo egli è stato passista e scalatore, abile nelle volate, adatto alla corsa a tappe come alla corsa su pista fino alle competizioni su strada. Per ben cinque volte risultò vincitore al Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953); per due volte vinse il Tour de France (1949 e 1952). Conquistò tre vittorie alla Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949), raccolse notevole successo alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950. Fu Campione del mondo nel 1953. Altre vittorie contribuirono a crearne la leggenda in un paese che faticosamente si stava risollevando dalla guerra, dando spunto al fiorire di una ricca aneddotica nella quale grande posto occupa la presunta rivalità con l’amico/avversario Gino Bartali. Più tardi la sua personale vicenda umana (il legame sentimentale con Giulia Occhini) infiammò gli italiani creando scandalo in una Italia bigotta e ancorata a modelli familiari ancora tradizionali nella quale il divorzio era impensabile e la relazione extra-coniugale considerata un reato penale tale da meritare la carcerazione. La stessa morte dell’atleta, improvvisa, a quarantuno anni, per la malaria, non curata, che aveva contratto in Africa (Alto Volta), dove si era recato con altri ciclisti per la celebrazione dell’indipendenza di quel paese (gli avevamo diagnosticato una forma influenzale) alimentò non poche polemiche. Sarebbe infatti bastata una dose di chinino per salvare la vita dell’uomo più famoso d’Italia ma la “mala sanità” anche allora mieteva le sue vittime. Ricordare a cinquant’anni dalla morte la figura di Fausto Coppi significa non soltanto celebrare un grande atleta italiano, ineguagliato e ineguagliabile, un corridore che esaltava uno sport come il ciclismo oggi al centro di sospetti e polemiche, ma rivivere una buona parte della nostra storia.
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