Reggio Calabria. “Non possiamo che salutare con sollievo la decisione della Regione Calabria di prorogare di sei mesi i contratti del personale del Ctmo (Centro trapianti di midollo osseo) di Reggio Calabria. Dietro il provvedimento che di fatto scongiura la chiusura della struttura c’è il riconoscimento del livello di qualità ed eccellenza dell’istituto, un esempio, così raro di questi tempi, di buona sanità da tutelare con ogni mezzo. La soddisfazione per il pericolo scampato, però, non ci deve fare perdere di vista l’obiettivo principale: garantire finalmente al personale del Ctmo una soluzione stabile e definitiva”. Lo dichiara il capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale, Nino De Gaetano. “Ricordiamo che i servizi della struttura, unica in Calabria e tra le poche presenti nel Meridione, sono assicurati da lavoratori precari, assunti con fondi regionali per lo sviluppo di importantissimi progetti di ricerca, tra i quali la banca del cordone ombelicale e il registro dei tumori regionali. Nel 2009 furono prima esclusi, poi fatti rientrare nel piano di stabilizzazione dell’Azienda ospedaliera, infine lasciati a casa perché il dipartimento regionale della Sanità non aveva garantito la necessaria disponibilità finanziaria. Oggi, dopo lunghe peripezie, arriva la proroga dei contratti. Per i lavoratori una vera boccata d’ossigeno che non li mette però al riparo dalla precarietà. Il problema, è chiaro, non riguarda solo i dipendenti che hanno contribuito in questi anni a fare del Ctmo di Reggio Calabria una realtà di assoluta rilevanza nel panorama nazionale, ma tutti i calabresi su cui inevitabilmente finirebbe per ricadere un’eventuale sospensione dei servizi una volta concluso il periodo di proroga. Pur esprimendo soddisfazione per questo primo, importante risultato, quindi, Rifondazione comunista torna a sollecitare, come ha fatto più volte nei mesi scorsi, la piena stabilizzazione dei dipendenti del Ctmo (alcuni precari da oltre quindici anni). Solo così garantiremo all’istituto reggino solide basi su cui cominciare ad erigere una sanità calabrese diversa”.
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