Montebello Jonico (Reggio Calabria). Occultava esplosivo ad alto potenziale. La Polizia di Stato di Reggio Calabria, ed in particolare la Squadra Mobile ed i Commissariati di Pubblica Sicurezza dell’intera provincia, per alcuni giorni, ha concentrato la propria attenzione sia in Città che in provincia, specie alla luce dei recenti episodi delittuosi, culminati in alcuni attentati dinamitardi di varia natura e gravità, l’ultimo dei quali, com’è noto, verificatosi lo scorso 3 gennaio con l’esplosione, dinanzi alla Procura Generale presso la Corte d’Appello, di un ordigno che ha recato seri danni al portone d’ingresso dello stabile di Via Cimino. Episodio, quest’ultimo che, per gravità, vede proprio la struttura investigativa della Questura – la Squadra Mobile, appunto – particolarmente impegnata.
Tale attenzione si è tradotta in un dispositivo operativo caratterizzato, da un lato, da un più accurato e capillare controllo del territorio nell’intera provincia, costituito dall’adozione di mirati servizi di polizia di prevenzione e, dall’altro, nella predisposizione di altrettanto accurate e capillari attività di natura investigativo-repressiva, costituite da serrati controlli e perquisizioni alla ricerca, in particolare, di armi ed esplosivi.
In tale contesto, all’alba di oggi, agenti di Polizia della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Renato Cortese e dal suo vice, il vice questore aggiunto Diego Trotta, e del Commissariato di Condofuri, diretto dal vice questore aggiunto Filippo Leonardo, hanno effettuato una perquisizione locale presso l’abitazione di un uomo di 60 anni, nato a Melito Porto Salvo (RC) ma residente a Montebello Jonico (RC) Borgata S. Elia – Saline.
Ispezionati uno dopo l’altro i vani del suo appartamento, l’attenzione si è posata su due scatole, che erano riposte nel vano adibito a soggiorno in un angolo tra un mobile con ante a vetri e la finestra.
Aperte le scatole, con non poca sorpresa si è accertato che esse contenevano:
1. 265 bombe carta del peso lordo di circa 17 grammi cadauna, per un peso complessivo pari a grammi 4505, non catalogate dalla competente Commissione Ministeriale;
2. 59 bombe carta, del peso lordo di grammi 80 cadauna, per un peso complessivo pari a grammi 4720, non catalogate dalla competente Commissione Ministeriale.
I dieci chilogrammi circa di esplosivo rinvenuti in suo possesso sono stati accuratamente ispezionati dall’artificiere antisabotatore del XII Reparto Mobile della Polizia di Stato e si è ottenuta la conferma dell’altissima pericolosità ed offensività dell’esplosivo in argomento che, dove estratto dai singoli ordigni, sarebbe stato in grado di far confezionare un unico ordigno ad alto potenziale. Alla luce di quanto accertato, l’uomo è stato dichiarato in arresto ed associato presso la casa circondariale di Reggio Calabria.
Gli investigatori sottolineano che l’uomo è il padre incensurato del più noto 32enne, anch’egli residente a Montebello Jonico, tratto in arresto il 27 gennaio del 2006 nell’ambito dell’operazione antidroga “Zappa 2” condotta dalla Squadra Mobile che portò alla disarticolazione delle potenti consorteria della ‘ndrangheta Maesano-Pangallo-Paviglianiti (cui è ritenuto organico) e Sergi-Marando-Trimboli.
Il 32enne, oltre ad essere accusato di associazione mafiosa quale affiliato alla predetta cosca, si rese responsabile di un tentativo di evasione di un potente e carismatico boss mafioso il quale, il 30/12/2003, approfittando di un periodo di detenzione sanitaria accordatogli dalle Autorità spagnole presso l’ospedale madrileno “XII de Octubre”, aveva approntato un commando armato appositamente giunto a Madrid dalla Locride, composto, tra gli altri, dal 32enne.
Nella circostanza, il commando armato, pronto ad intervenire all’esterno dell’ospedale, fu scoperto dalla Guardia Civil. Gli altri complici riuscirono a dileguarsi.
Successivamente, la Squadra Mobile di Reggio Calabria riuscì a sventare un secondo tentativo di evasione del pericoloso latitante, comunicando tempestivamente al collaterale organo di Polizia iberico che i medesimi appartenenti al sodalizio, tra i quali il 32enne, fatti giungere nuovamente in Spagna da Reggio Calabria, avevano, alla vigilia dell’estradizione, approntato un commando equipaggiato con armi ed esplosivi per liberare il prigioniero, assaltando il convoglio utilizzato per il trasporto del boss dal penitenziario all’aeroporto di Madrid. L’adozione di rigidissime misure di sicurezza, sia in Spagna che in Italia, hanno impedito che il piano fosse portato a compimento. Il latitante, difatti, fu regolarmente estradato in Italia in data 27/01/2004.