Centocinquanta gli operatori – tra forze dell’ordine, sanitari, assistenti sociali, medici, operatori dell’accoglienza – che hanno seguito il percorso formativo realizzato dal Centro per la Violenza alle Donne “Roberta Lanzino” nell’ambito del progetto DAV – Donne Anti Violenza, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità, con l’UniCal soggetto capofila, Comune di Cosenza e Aziende Sanitaria e Ospedaliera quali partner pubblici, Centro contro la Violenza alle Donne “R. Lanzino” e Associazione Baobab quali partner privati.
Questa mattina, il Salone di Rappresentanza del Comune di Cosenza, presente l’assessore alle pari opportunità Francesca Bozzo, e per la Provincia la collega Maria Francesca Corigliano, ha ospitato l’incontro conclusivo del percorso di formazione. Gli operatori, che hanno dovuto necessariamente lavorare per gruppi, si sono ritrovati per il confronto finale e la platea trasmetteva bene il senso e l’importanza del fare rete.
Anna Fiertler del Centro Lanzino ha tenuto le fila di un ragionamento a più voci. A partire da quella dell’Università della Calabria, rappresentata da Giuliana Mocchi, Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ateneo calabrese. “Questa è solo una parte del progetto che si sta realizzando – ha detto -, una parte importante che testimonia la tenacia, la professionalità, l’attenzione e la cura che tutti hanno messo in questa formazione che il Ministero ha valutato con interesse. È un percorso da tesaurizzare e, se possibile, da ripetere in tutta la Regione”. Nell’occasione la professoressa Mocchi ha annunciato la prossima pubblicazione di un vademecum per tutte le donne che possono avere la necessità di essere seguite in un percorso di molestia o di violenza. L’opuscolo sarà redatto in più lingue per favorire le tante donne immigrate che, oltre alla violenza, vivono il disagio della non familiarità con i luoghi.
È Daniella Ceci, responsabile del coordinamento del corso, affiancata da una delle legali del Centro, l’avv. Monica Allevato e dall’operatrice Matilde Spadafora, a tirare le somme dell’esperienza. “La prima – ha detto – dopo ventidue anni di attività del Centro, rivolta agli operatori dei servizi sulla violenza di genere. Una violenza della quale si parla sempre poco e male, mentre bisogna conoscerla a fondo per sapere come agire”.
I moduli del corso – tre in tutto – hanno trattato della difficoltà a riconoscere la violenza di genere, delle dinamiche, delle conseguenze, delle modalità di intervento e di raccolta dei dati, degli aspetti legali e delle responsabilità giuridiche.
Il lavoro di gruppo ha poi consentito di elaborare prassi realizzabili per accogliere e guidare la donna in un percorso di uscita dalla violenza. “Gli operatori – ha tenuto a sottolineare la Ceci – sono entrati profondamente nel problema accettando di mettersi in gioco anche emotivamente. Tutti abbiamo messo in gioco i nostri saperi per produrre cambiamento”. Sono soddisfatte, Daniella Ceci e compagne, del crescendo partecipativo che ha accompagnato questo percorso formativo e soprattutto di come siano stati gli stessi operatori a fare emergere le criticità presenti nei servizi. “Se volontà e disponibilità rappresentano la nostra grande ricchezza – ha affermato – tre almeno le esigenze emerse con grande forza: allargare l’azione di sensibilizzazione a tutto il personale di servizio nei vari settori, soprattutto quello maschile; creare sinergia e collegamento tra le varie figure di riferimento, da tradursi nelle singole strutture nell’attivazione di protocolli che dettino modalità di comportamento comuni; creare spazi per l’accoglienza e ritagliare tempi per l’ascolto”.
Quest’ultima necessità, è stato detto, si è ravvisata con particolare riferimento all’Azienda Ospedaliera di Cosenza, che ha partecipato con ben 50 operatori tra medici e infermieri di pronto soccorso, assediati dall’utenza e dunque con l’oggettiva difficoltà ad ascoltare il disagio emotivo della donna che si presenta per cure sanitarie urgenti, spesso accompagnata proprio da chi le ha usato violenza”.
Raccoglie e rilancia l’assessore Francesca Bozzo che, nel dichiarare che il Comune e la Rete Locale Antiviolenza devono affrontare responsabilmente le criticità evidenziate, ha messo sul tavolo una serie di proposte, “allargare il tavolo della Rete a una rappresentanza delle singole Forze dell’Ordine, oggi tutte rappresentate dalla Prefettura; realizzare un sito web che contenga dati e informazioni aggiornati. E soprattutto porre subito all’attenzione dei Dirigenti responsabili quella carenza di spazi di ascolto, in particolare nelle strutture ospedaliere, che spesso penalizza l’avvio di un percorso di sostegno alla donna.
Da tutte queste criticità – ha concluso l’assessore Bozzo – ora dobbiamo ripartire per progettare nuovi e necessari percorsi formativi”.
Infine l’invito, quello che non ci si deve stancare mai di rinnovare quando si parla di violenza sulle donne: “chiamate il numero verde 1522”.
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