“Non se ne può più. Drammaticamente ci risiamo. Nelle prime pagine dei giornali la notizia di un altro incidente mortale nello stesso cantiere dove neanche quindici giorni fa a Palmi è deceduto un altro operaio dipendente di un’impresa impegnata nei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria”. A sostenerlo, in una nota, Michelangelo Tripodi, Assessore regionale all’Urbanistica e Governo del Territorio, nonché segretario regionale e responsabile Mezzogiorno del PdCI-Federazione della Sinistra, in merito alla morte di Salvatore Pagliaro, di 51 anni, caduto per cause in corso d’accertamento da un pilone finendo in una colata di cemento.“L’ennesima tragedia di cui sono vittima i lavoratori – sottolinea Tripodi –. Salvatore Pagliaro dipendente di una ditta affidataria del consorzio Scilla che ha in appalto i lavori del quinto macrolotto ha perso la vita in modo raccapricciante. Un incidente che testimonia quanto i lavoratori siano troppo spesso privati dei più elementari diritti di sicurezza in un paese in cui si continua a non investire vergognosamente in prevenzione. Una problematica che ha assunto proporzioni enormi e che, in questi ultimi mesi e in questi ultimi giorni, ha visto coinvolte tristemente tante famiglie calabresi che hanno perso i loro cari”. “Adesso ci aspettiamo naturalmente il solito vergognoso annuncio di facciata del presidente dell’Anas, Pietro Ciucci – aggiunge Tripodi – che comunicherà di aver nominato una commissione d’inchiesta che però non farà nessuna indagine. Oramai è chiaro: secondo Ciucci e company quando muore un lavoratore sui cantieri dell’autostrada, muore perché se l’è andata a cercare”.
“Intanto – afferma ancora Tripodi – un’altra vita è stata spezzata sul posto di lavoro e un’altra famiglia si ritrova sola nel suo dramma nell’indifferenza di un sistema legislativo inadeguato che non tuteli i lavoratori”. “Lo ripeto per l’ennesima volta – ribadisce Tripodi – quello che serve è un messaggio forte e diretto per contrastare un’organizzazione del lavoro senza adeguate tutele e garanzie e per dare una spallata alla totale indifferenza di un sistema legislativo a livello nazionale che permette agli imprenditori di farla franca, di rimanere immuni da gravi responsabilità”. “Con l’approvazione nel recente Consiglio regionale della legge per l’istituzione di un fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti gravi o mortali sui luoghi di lavoro – ribadisce ancora Tripodi – abbiamo colmato un grande vuoto ma è chiaro che questo non può bastare. La legge, infatti, non potrà mai restituire i loro cari alle famiglie delle vittime sul lavoro. Quello che serve infatti risponde al nome di giustizia sociale, al massimo impegno affinché questa drammatica catena si spezzi una volta per tutte con l’augurio che il fondo di solidarietà seppur doveroso giaccia lì dov’é e si investa più in sicurezza ed in prevenzione. Di lavoro non si può e non si deve più morire”.
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