“Il dialetto reggino. Tradizione e nuovo vocabolario” (edizione aggiornata) di Giuseppe La Face sarà presentato il prossimo venerdì 19 marzo alle ore 16.00 nella sede dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri”. All’evento parteciperanno, l’ Assessore alla Cultura della Provincia di Reggio Calabria Santo Gioffrè, l’Assessore ai Beni Culturali e Grandi Eventi del Comune di Reggio Calabria Antonella Freno, il Presidente del Rhegium Julii Giuseppe Casile, l’editore Leo Iiriti, l’autore del testo Giuseppe La Face, il Rettore dell’ Università per Stranieri “Dante Alighieri” Salvatore Berlingò, la Prof.ssa Paola Radici Colace – Ordinario di Filologia Romanza presso l’ Università degli Studi di Messina e la Prof.ssa Renata Melissari – Docente di Tradizioni Popolari presso la Facoltà di lettere e Filosofia dell’ Università degli studi di Messina. Coordinerà i lavori la giornalista Antonella Chirico. Un viaggio nella Reggio antica, accompagnati per mano da un “erudito locale” dove gli eventi storici vengono scanditi da “segni” intrisi di cultura e vita, ovvero le parole dialettali. Così si può sintetizzare il volume “Il dialetto reggino. Tradizione e nuovo vocabolario” scritto da Giuseppe La Face che a distanza di appena tre anni, ha ritenuto opportuno presentare al pubblico una nuova edizione dell’opera rielaborata ed accresciuta. La stampa 2009 comprende, oltre alla riproduzione del saggio critico di Giuseppe Falcone, molte integrazioni, un perfezionamento della sezione “il dialetto dalla tradizione al Novecento” e nuove osservazioni sulle opere del Malara e del Rohlfs. Il dizionario, che nella prima stesura comprendeva circa 2.660 lemmi, ne comprende adesso 4.900. Il dialetto reggino nell’ analisi di Giuseppe La Face (dalle origini alle varie evoluzioni che ha subito nel corso degli anni) dà corpo ad usi e valori di un tempo, di un territorio complesso sia morfologicamente che socialmente. L’ autore, tramite i termini arcaici, delinea il passaggio del popolo reggino da una vita modesta, segnata da calamità naturali (terremoto del 1908) e politiche (seconda guerra mondiale), ad un’ esistenza più agiata comunque legata indissolubilmente (attraverso quel sottile filo rosso che è il dialetto) alle tradizioni e al suo passato.
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