Coldiretti: “E’ primavera, ma gemme, fiori e pollini ritardano”

La primavera arriva dopo un inverno che ha fatto segnare la seconda maggiore copertura nevosa mai registrata nell’emisfero nord (preceduta solo dal 1978) con effetti sui cicli della natura e sulle attività agricole anche in Italia dove si registra un forte ritardo nel risveglio della natura per il polline nell’aria, i fiori nei prati, le gemme sugli alberi e la semina nelle campagne. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati preliminari raccolti dal NOAA’S – National Climatic Data Center statunitense, relativi al periodo dicembre/febbraio 2010. In Italia, per effetto della straordinaria caduta della pioggia e della neve, l’inverno che si è concluso si è classificato – sottolinea la Coldiretti – al secondo posto tra i piu’ piovosi da trent’anni secondo i dati dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Bologna. Ma l’inverno è stato anche caratterizzato – continua la Coldiretti – da temperature minime che in alcune zone non si registravano da un ventennio, neve abbondante in pianura e intense gelate a marzo che hanno condizionato lo sviluppo delle colture. Le temperature e le sommatorie termiche invernali necessarie allo crescita delle piante sono state notevolmente inferiori della media provocando – sottolinea la Coldiretti – un forte ritardo nello sviluppo fenologico riscontrabile in tutte le piante da frutto come pesco, susino, albicocco e ciliegio che in gran parte dell’Italia non sono ancora fioriti nonostante l’arrivo della primavera. Se le primule e le margherite sono spuntate nei prati a macchia di leopardo lungo tutto lo stivale, il ritardo nelle fioriture ha effetti anche – continua la Coldiretti – sulla minor presenza di molti tipi di pollini nell’aria che provocano le allergie tipiche della stagione. L’abbondante pioggia caduta durante il periodo invernale ha anche reso i terreni agricoli umidi ed inagibili ai trattori per le classiche lavorazioni primaverili di aratura e semina primaverile che – sostiene la Coldiretti – è quindi in ritardo in molte regioni con molta preoccupazione tra gli agricoltori. Dovrebbe invece essere scongiurato il rischio della siccità dopo la straordinaria caduta della pioggia e della neve che servono per ripristinare le scorte idriche nel terreno che le coltivazioni utilizzano per la crescita nel periodo primaverile ed invernale. Dal punto di vista agronomico la caduta della neve è positiva come conferma – sottolinea la Coldiretti – l’antico proverbio contadino “sotto la neve pane”: Le precipitazioni devono avvenire – sottolinea la Coldiretti – in modo costante e durare nel tempo, mentre i forti temporali, soprattutto se si manifestano con precipitazioni intense, rischiano di provocare danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento. Una situazione che – conclude la Coldiretti – si è purtroppo verificata spesso durante l’inverno durante il quale si è registrato un pesante bilancio di frane e smottamenti sul territorio nazionale dove sono ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.

Ufficio stampa Coldiretti

Exit mobile version